Un sogno ad occhi aperti o un incubo dal quale svegliarsi prima possibile? È quanto si stanno domandando i cittadini di Latina dopo che la locale squadra di calcio, che fino a otto anni fa militava nelle categorie dilettantistiche, ha fallito per poco la promozione in serie A. Il dirigente-proprietario che ha permesso questo «miracolo all’italiana» si chiama Pasquale Maietta, attuale deputato alla Camera e Tesoriere del gruppo Fratelli d’Italia. Pasquale è figlio di mamma Cira e di papà Carmine, quest’ultimo arrestato a settembre scorso nell’ambito dell’inchiesta «Pay to Drive» della Procura della Repubblica di Latina. L’accusa dice che alcuni funzionari della Motorizzazione Civile provinciale, dove ha lavorato il padre dell’onorevole prima di andare in pensione, truccavano gli esami di guida in cambio di bustarelle.

La carriera politica di Maietta è stata finora folgorante. L’ascesa è iniziata con le elezioni comunali del 2007. In quell’occasione venne rieletto a Sindaco Vincenzo Zaccheo, uomo emblema, insieme al «repubblichino» Ajmone Finestra, della destra locale, presto «sfiduciato» da un certo Claudio Fazzone da Fondi (Lt), attuale senatore della Repubblica per Forza Italia e membro della Commissione Antimafia; il tranello scattò in seguito ad un ambiguo filmato di Striscia la Notizia del 2010 (che perizie foniche hanno poi smentito) nel quale Zaccheo sembrava raccomandare le sue due figlie alla neoeletta presidente della Regione Lazio Renata Polverini. Da questa faida emerse Maietta, primo degli eletti nelle file di An nelle elezioni comunali del 2007; file di «zingari» (così sono chiamati a Latina gli appartenenti a una nota famiglia Rom ormai assunta a nome di clan) davanti ai seggi ostentavano per chi avrebbero votato. In qualche caso senza neanche accomodarsi nella cabina elettorale. C’era persino una sorta di servizio d’ordine che li accompagnava al seggio e poi li riaccompagnava a casa. Il «nostro» fu rieletto in Consiglio Comunale anche nel 2011 e nominato Assessore al Bilancio dal nuovo Sindaco Giovanni Di Giorgi.

L’ultimo balzo c’è stato lo scorso anno: Maietta è diventato deputato per scelta del suo partito e per mezzo del «porcellum». Con la stessa velocità si sono realizzate le fortune della Latina Calcio, risorta proprio nel 2007 anche grazie a disponibilità economiche dell’allora consigliere comunale che impressionarono tutti i soci, tranne qualcuno che iniziò a domandarsi da dove provenissero quei soldi, senza trovare per ora risposte. La vicenda si è complicata lo scorso anno alla vigilia della partita con l’Avellino. Era stato da poco licenziato l’allenatore Fabio Pecchia (oggi allenatore in seconda di Benitez al Napoli) autore dell’exploit che la squadra stava realizzando. Il 13 aprile 2013 il quotidiano Latina Oggi pubblicò un articolo su un’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica pontina relativa ad un giro di assegni postdatati, quindi illegali, emessi dalla «Latina Calcio» per saldare i conti con i suoi giocatori e lo staff. Gli assegni postdatati poi risultati «smarriti» erano incassabili solo dopo l’inizio del nuovo campionato in Prima Divisione.

Convocata un’apposita conferenza stampa Maietta e soci si giustificarono con l’arrivo di una nuova dirigenza guidata da Paola Cavicchi, imprenditrice nel settore dei trasporti e delle costruzioni. Quest’ultima, secondo Maietta, avrebbe ereditato «una situazione amministrativo-economica disastrosa». Resta da sapere come mai l’On. Maietta non conosceva l’esistenza degli assegni posdatati considerando che al tempo della loro emissione era vicepresidente. Resta poi da capire come si sia passati da una situazione finanziaria disastrosa ad una invece florida, visto che da recenti visure camerali della società non risulta alcun aumento del capitale sociale. Coincidenza vuole che dalle intercettazioni telefoniche che hanno portato all’arresto di Maietta padre, pare che in quello stesso periodo da una misteriosa busta sia sbucato un altro pacco di assegni poco chiari. La busta era di Paola Cavicchi, attuale co-presidente della Latina Calcio insieme all’onorevole di FdI.

Purtroppo di tutto questo alla città importa poco. Come pare poco interessare il vero progetto legato all’exploit della «Latina Calcio», ossia la realizzazione della «Cittadella dello Sport». Un progetto che molti non sono riusciti a concretizzare, a cominciare da Angelo Deodati, uomo di Manlio Cerroni (l’ex ottavo re di Roma), condannato per uno scandalo di mazzette e rifiuti a Pomezia e diventato presidente della «Latina Calcio» alla fine degli anni Novanta. Ad accompagnarlo in quell’impresa c’era Bruno Landi, ex Presidente socialista della Regione Lazio, arrestato all’inizio di quest’anno per scandali legati allo smaltimento illegale dei rifiuti. Quest’inchiesta coinvolge anche la società Ecoambiente, controllata indirettamente dal Comune di Latina, che gestisce una delle due vasche della discarica di Borgo Montello (Lt). L’idea iniziale della «Cittadella» è ancora attuale. Lo ha confermato anche l’assessore alle Attività Sportive del Comune di Latina Michele Nasso. Di origini calabresi e consigliere comunale di Forza Italia, Nasso è uno dei più importanti «palazzinari» della città. Identico curriculum di Vincenzo Malvaso, anch’egli di origini calabresi ed eletto in Consiglio comunale nelle file forziste, al centro di una vicenda immobiliare a Borgo Piave (frazione di Latina), che vede attualmente indagata l’intera Giunta Comunale.

Dunque, anche se la promozione in serie A non è rinviata, a Latina per «forza di cose» (parole di Nasso) serve un nuovo stadio. Con l’occasione il vecchio stadio, situato nel cuore della città, potrebbe avere altre destinazioni d’uso. Il nuovo stadio invece sarà dotato di centri commerciali, uffici, appartamenti e infrastrutture varie. Sarà una coincidenza ma guarda caso la «Latina Calcio» di Maietta dispone di alcuni immobili proprio a Borgo Piave. Gli immobili erano parte delle proprietà della ex Fulgorcavi (oggi Nexans) spesso citata dallo scrittore Antonio Pennacchi, quello del «Fascio-comunista» e di «Canale Mussolini». Pennacchi è celebre per alcune azzardate dichiarazioni, come quella per cui la camorra e la delinquenza diffusa in zona sarebbero roba di «certa sinistra fighetta». La mafia in particolare, secondo lo scrittore, «è solo un’invenzione di quattro mitomani ammalati di protagonismo»: garantisce Pennacchi. Poco importa domandarsi chi ha ucciso Don Cesare Boschin dopo che l’anziano parroco aveva denunciato il traffico illecito di rifiuti che interessava la discarica di Montello, perché il grattacielo Key in pieno centro a Latina era intestato di fatto a due nullatenenti, chi ha inviato e perché dei proiettili all’ex questore di Latina Nicolò D’Angelo e all’ex capo della squadra mobile Cristiano Tatarelli o una busta minatoria al Pm di Latina Giuseppe Miliano, perché non è stata sciolta la passata amministrazione comunale di Fondi o le ragioni della promozione-allontanamento del rigoroso prefetto di Latina Frattasi. Comunque, una nuova gigantesca colata di cemento, in una città dove è stato già costruito il doppio delle cubature necessarie ai suoi 120 mila abitanti, soddisferà appetiti e interessi radicati. Poi vatti a domandare perché in provincia di Latina ogni capopopolo che passa, dal Duce a Cicciolina, passando per Andreotti, Berlusconi e Grillo, riempie le piazze.

E chi si ricorda più di quegli «zingari», imparentati con noti personaggi dediti alle estorsioni e al traffico di droga che non utilizzavano neanche la cabina elettorale per votare. Tanto lo sapevano tutti, anche i poliziotti presenti davanti al seggio, per chi avrebbero votato.