È caduta l’ultima arma nelle mani del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. I due ministri della sinistra filo-kurda, Muslum Dogan e Ali Haydar Konca hanno rassegnato le dimissioni dal governo elettorale, nato solo per traghettare il paese verso il voto anticipato del primo novembre prossimo. Il partito di Erdogan, Akp ha subito sostituito i ministri dimissionari con due tecnici. I due rappresentati di Hdp nel governo hanno motivato le loro dimissioni in riferimento all’uso eccessivo della violenza contro il Pkk da parte delle autorità turche e il lungo assedio a cui sono state sottoposte varie città del Kurdistan turco. Molti esponenti del partito avevano criticato la decisione del leader di Hdp Salahettin Demirtas di accettare gli incarichi in una fase di alta conflittualità politica. Il presidente turco Erdogan vorrebbe spingere l’elettorato nazionalista turco e kurdo a confluire sul partito islamista moderato per permettere riforme super-presidenzialiste dopo il voto.

Ma le violenze non si sono fermate neppure con l’approssimarsi delle elezioni. Nuovi bombardamenti dell’esercito turco nel Nord dell’Iraq hanno colpito le basi del Pkk. Due soldati, tre poliziotti e due civili sono morti nei raid delle ultime ore nelle province di Siirt, Bingol e Diyarbakir. I combattenti del Pkk hanno bloccato alcune strade delle province sud-orientali impedendo il passaggio dei mezzi della polizia. Proprio in relazione alle violenze nel Kurdistan turco, l’Associazione dei giuristi democratici, che include avvocati e attivisti italiani, ha presentato nei giorni scorsi un report di condanna per l’uso della violenza da parte della polizia turca nei nove giorni di assedio della città di Cizre.

Ma le violenze coinvolgono anche il Kurdistan iracheno. Nella città di Erbil è stato ritrovato il cadavere di un ufficiale tedesco, Stephan Spoettel, a guida della missione tedesca di addestramento dei peshmerga nel Kurdistan iracheno. La Germania è uno dei paesi della colazione internazionale che dovrebbe combattere lo Stato islamico in Siria e in Iraq (Isis).

Proprio sul ruolo dei combattenti kurdi (Ypg-Ypj) in Siria sono piovute ieri, e non per la prima volta, le accuse di Erdogan di terrorismo. Il Dipartimento di Stato Usa questa volta ha però difeso il ruolo delle Unità di protezione maschile e femminile, riconoscendo la loro funzione essenziale nella guerra anti-Isis. Non solo, dopo la sua visita a Mosca, Erdogan ha aperto all’impegno russo in Siria. Il presidente turco è arrivato ad ammettere che l’attuale presidente siriano, Bashar al-Assad potrebbe avere un ruolo in Siria. Per anni Ankara ha destabilizzato il regime siriano inviando armi che sono finite nelle mani dei jihadisti. Turchia, Usa e Russia collaboreranno ad un tavolo negoziale sulla Siria in occasione dell’Assemblea generale in corso a New York. Chiusura è stata mostrata invece da parte delle autorità turche sulla possibile accoglienza di altre centinaia di profughi siriani in fuga dal conflitto. Il confine tra Grecia e Turchia, dove nei giorni scorsi avevano avuto luoghi sbarchi sanguinosi, è stato per questo sigillato dalle autorità di Ankara.