Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 30 decessi e 259 nuovi casi positivi in Italia. Le vittime sono arrivate a 34.708 e i casi positivi totali sfiorano le 240 mila unità. 156 nuovi casi sono stati localizzati in Lombardia, che rappresenta il 60% del totale dei nuovi contagi. Altri 46 casi vengono dall’Emilia-Romagna, in gran parte legati al focolaio del magazzino bolognese dell’azienda di spedizioni Bartolini, ora chiuso.

LA PAROLA “FOCOLAIO” è quella che spaventa di più i governatori regionali. Ogni nuovo caso può essere collegato ad altri e il timore di tutti è che il tracciamento porti a scoprire grappoli di casi quando è troppo tardi. Per ora non sta accadendo: i nuovi casi vengono rilevati con tempestività e isolati, con l’istituzione di nuove zone rosse a Mondragone e a Palmi anche se adesso sono precedute dal prefisso “mini”, quasi a ridimensionarne l’impatto sulla percezione pubblica di un’epidemia in fase di recesso. Ma i casi scoperti in questi giorni bastano per far innalzare alcuni segnali di allerta. «Complessivamente il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 in Italia rimane a bassa criticità», spiega il documento settimanale elaborato dalla cabina di regia dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e del Ministero per la valutazione del rischio. «Alcune stime Rt questa settimana sono in aumento, riflettendo il lieve aumento nel numero di casi diagnosticato la scorsa settimana in alcune Regioni dove si sono sviluppati alcuni focolai». L’indice di trasmissione è salito sopra la soglia di attenzione nel Lazio (1,24), in Lombardia (1,01) e in Emilia-Romagna (1,01). I dati del monitoraggio però si riferiscono alla scorsa settimana, dunque è possibile che nel prossimo bollettino altre regioni sforino i limiti. Tuttavia, come denota il tono del bollettino, al Ministero e all’Iss nessuno sembra particolarmente in allarme. Le persone ricoverate in rianimazione sono aumentate ieri di 2 unità (ora sono 105) ma secondo i tecnici «persiste l’assenza di segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali».

D’altronde gli esperti non avevano mai dato per chiusa la questione Covid-19. «Ce ne dobbiamo aspettare altre di queste situazioni, come è successo in Germania e in Cina» ha spiegato il microbiologo Andrea Crisanti in un’intervista a Radio Capital. «L’Italia non è immune. Se lo vogliamo passare indenni, bisogna stare molto vigili in autunno, vale per le istituzioni e i cittadini».

NON È SORPRESO dal virus nemmeno Ranieri Guerra, vice-direttore generale dell’Oms e membro del comitato tecnico-scientifico della Protezione Civile. «Si sta comportando come avevamo ipotizzato» ha dichiarato alla trasmissione Agorà. «Il paragone è con Spagnola che si comportò esattamente come il Covid: andò giù in estate e riprese ferocemente a settembre e ottobre, facendo 50 milioni di morti durante la seconda ondata». Non gli ha risposto direttamente il governatore della Liguria Giovanni Toti, uno dei più preoccupati dalle possibili ripercussioni dell’emergenza sulla stagione turistica, ma la pattuglia di deputati che a lui fanno capo: «Puro terrorismo mediatico», accusano gli onorevoli di “Cambiamo con Toti”. «Ribadiamo l’importanza di continuare ad osservare le precauzioni sanitarie del caso e la continua vigilanza delle istituzioni perché questo avvenga ma crediamo anche che sia arrivato il momento di porre un freno alle tante ipotesi scientifiche espresse in assoluta libertà che circolano sui mass media».

OGNUNO NEL SUO RUOLO, scienziati e politici cercano di spostare l’equilibrio tra stato di allerta e rassicurazione. Sono meccanismi psicologici ben noti di persuasione e auto-persuasione, secondo il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta: «Il peggio è indubbiamente passato, ma resta cruciale disinnescare ogni cortocircuito cognitivo-comportamentale che ci porta, complice anche la bella stagione, a mettere da parte ogni preoccupazione (legittimo), ma soprattutto ogni precauzione (inaccettabile)».