Se ne è andato alla vigilia di capodanno, per un malore, nella sua casa romana. E la mancanza della sua presenza rassicurante lascia una grande amarezza negli spettatori che possono ricordarlo in innumerevoli film e in tanti spettacoli, anche piuttosto importanti.
Renato Scarpa aveva 82 anni, e un curriculum incredibilmente fitto. Aveva studiato architettura e poi frequentato per un po’ il Centro sperimentale di cinematografia. Ma intanto aveva già cominciato a recitare, tanto da apparire nei film sessantottini di Bellocchio, Cavani e dei fratelli Taviani. E non ha mai più smesso di apparire, parti non protagonistiche ma molto significative, che sono poi state le più citate in occasione della morte: dai film con Massimo Troisi, a una sua forte caratterizzazione per Un sacco bello di Carlo Verdone, che gli ha dedicato del resto un ricordo commosso. E anche a teatro innumerevoli ruoli, che dietro la sua apparenza “pacioccona” comprimevano una forte drammaticità.

POCHE SONO STATE invece le citazioni di alcuni titoli che nella memoria meriterebbero di primeggiare. Sul palcoscenico ad esempio ha lavorato con Massimo Castri, uno dei nostri registi più importanti degli ultimi decenni. Sullo schermo invece sono davvero indimenticabili per la loro incisività, due titoli con Nanni Moretti: era il preside ne La stanza del figlio, e soprattutto il cardinale Gregori nel conclave impazzito di Habemus papam, il vero alter ego contrario dell’eletto Michel Piccoli.
E il meglio lo dava da sempre nella vita privata: rassicurante amico di moltissimi nell’ambiente, politicamente dalle idee chiare, in prima fila nella mobilitazione sindacale di categoria, impegnato in forme di volontariato e partecipazione sorprendenti. Nel rito funebre che per lui è stato celebrato nei giorni scorsi nella chiesa degli artisti a piazza del Popolo, c’erano quattro sacerdoti a officiare per lui l’ultimo saluto. Erano tutti suoi amici: tra di loro don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera cui Scarpa abitualmente collaborava.
Una persona completa e meravigliosa, di cui resta tra gli altri un ricordo personale, per chi ha avuto la fortuna di cenare qualche volta insieme a lui, per via di amicizie comuni. È la sua straordinaria simpatia: educato e misurato sempre, era divertente in maniera incredibile. Il garbo, e quasi il pudore, con cui raccontava episodi e caratteri, rendevano commenti ed episodi narrati irresistibili. Era un grande narratore, discretissimo nei modi ma lapidario nelle evocazioni. Un grande autore, oltre che un magnifico attore.