Un’altra Scampia possibile. Rosario Esposito La Rossa – editore, scrittore e autore teatrale – ci ha sempre creduto. E ce l’ha fatta. Con la casa editrice Marotta&Cafiero, riconvertita alla sostenibilità, e con la Scugnizzeria, libreria e centro di aggregazione giovanile. Laddove si vendeva la droga oggi si spacciano letture; anche con il «libro sospeso» per le famiglie in difficoltà o con libri biodegradabili. È una «piazza di spaccio creativo», dove la rivoluzione passa anche dal marchio «Made in Scampia», che mette insieme molte realtà locali. Grazie ai suoi progetti, ai libri (il primo scritto a 17 anni Al di là della neve), alla lotta alla camorra e per l’ambiente, Rosario Esposito La Rossa, classe 1988, è stato proclamato, il 4 dicembre, «Ambientalista dell’anno 2020», ricevendo il Premio Minazzi, promosso da Legambiente, Nuova Ecologia e dal Comitato organizzatore di Casale Monferrato (Alessandria), formato da associazioni locali. Un premio definito dagli organizzatori «collettivo» costituito da otto sfaccettature diverse – i candidati finalisti – dove quella del «vincitore» serve a mettere in luce le altre sette facce.

Che effetto le fa essere stato eletto «Ambientalista dell’anno»?

È un riconoscimento molto importante, perché mette in risalto la mia regione per qualcosa di positivo dal punto di vista ambientale, dato che la Campania e Napoli in particolare vengono viste sempre in negativo rispetto a questo tema. Perciò sono contento di aver dato lustro alla mia terra.

Com’è nato il suo impegno?

L’impegno civile è nato dopo la morte di mio cugino Antonio Landieri, vittima innocente della camorra, disabile ucciso a 25 anni nel 2004. Quello ambientale, successivamente. Quando ricevemmo la casa editrice in regalo da Tommaso Marotta e Anna Cafiero, nel 2010, Napoli era invasa dai rifiuti, sentimmo, allora, la necessità di provare a fare la differenza con libri biodegradabili, colle senza plastificanti, inchiostri non inquinanti.

Non è facile riconvertire una casa editrice in chiave sostenibile ed ecologica a partire dalla scelta dei materiali, come avete fatto?

Abbiamo lavorato a stretto contatto con il nostro tipografo, giovane come noi all’inizio dell’avventura. Prima di tutto abbiamo deciso di stampare a chilometro zero, poi abbiamo scelto una carta totalmente riciclata, dove si vedono i puntini delle vecchie carte interne: una cosa che fa bene agli occhi. Carta italiana, dove lo sbiancamento avviene senza cloro né acidi. Un impatto ambientale bassissimo, a partire dal font selezionato. Abbiamo scelto di utilizzare solo inchiostri a base vegetale, ovvero senza piombo, e colle con amido di mais. L’idea era quella di realizzare libri totalmente biodegradabili. Se a uno non piace un libro, lo può mettere sotto terra e cresceranno i fiori.

Qual è stato il primo libro pubblicato?

Si intitolava Mostri, un testo sui diritti umani calpestati e dimenticati spiegati ai ragazzi. Palestina, guerra, foibe, kamikaze, Sarajevo e Ruanda. Dalle mine antiuomo alla Guerra Fredda. Diritti in particolare legati all’infanzia, un tema a cui dedichiamo molto del nostro impegno, soprattutto in riferimento ragazzi della nostra terra. A tutti i bambini vittime delle mafie ho, infatti, dedicato il mio ultimo libro Assenti, senza giustificazione (Einaudi Ragazzi).

Tra Scampia e Melito avete aperto la Scugnizzeria, cos’è e com’è stata accolta?

È tutto ciò che non avevamo quando eravamo adolescenti e che all’epoca sognavamo. È molto più di una libreria, è uno spazio di aggregazione per i giovani, dove si fanno corsi di cinema, recitazione e radio. Alla Scugnizzeria si comprano e si fanno i libri. È luogo dove la porta è sempre aperta, 200 metri quadri di proprietà della nostra casa editrice a testimonianza della nostra volontà di investire nel quartiere. Abbiamo provato a «sognare il sogno impossibile» e abbiamo dimostrato che fare cultura e aggregazione a Scampia non è una follia.

Ha mai pensato di lasciare Scampia?

No, ho deciso di restare e provare a fare differenza nel mio quartiere, costruirmi un’opportunità qui. Sia io che mia moglie, Maddalena Stornaiuolo, attrice e regista, siamo nati e cresciuti qui. Lei ha appena vinto un Nastro d’argento con il cortometraggio Sufficiente ideato e girato a Scampia. È stato un bel weekend in famiglia, oltre al Premio Minazzi e al Nastro d’argento di Maddalena, ho ricevuto la notizia che Eterni secondi, perdere è un’avventura meravigliosa (Einaudi Ragazzi) ha vinto il Bancarellino, il premio letterario collegato al Bancarella dedicato alla narrativa per ragazzi.

Com’è cambiata Scampia negli ultimi dieci anni, da quando siete partiti a ora?

Tanto. Quando siamo partiti era un disastro. Oggi è molto bello, cambiato. Ci sono ristoranti italo-rom, scuole calcio, palestre, piscine. È una zona in fermento. Non abbiamo ancora vinto niente ma c’è stato un bel cambiamento. Dalla fine della seconda faida di camorra, dal 2012, la situazione è piano piano migliorata. Con meno criminalità organizzata, sono emerse di più le associazioni.

Ora affronta la battaglia con un cancro, che definisce un regalo della Terra dei fuochi. E ha deciso di renderla pubblica.

Assolutamente. È il modo per fare venire alla luce i problemi Terra dei fuochi, la mia forma di cancro è legata all’ambiente. Ho deciso di utilizzare questo mio problema per accendere i riflettori sui traffici delle mafie.

Avete in programma nuovi progetti?

Lavoriamo alla costruzione di un museo didattico del libro, si chiamerà Ospedale dei libri. Sarà realizzato con tutto quello che le tipografie buttano via, dai caratteri mobili alle macchine. Così i ragazzi potranno non solo leggere i libri ma imparare a farli.