Nato in Texas nel 1932, Wayne Smith si arruola non ancora diciottenne nei marines, e in un pessimo momento: poco prima della guerra di Corea.

Tre anni e molti combattimenti dopo, smette la divisa per entrare nel Dipartimento di Stato. E di nuovo è prima linea: l’Unione sovietica negli anni bollenti di Kruscev, poi il Brasile e l ‘Argentina su cui cominciano ad allungarsi le ombre del Piano Condor, infine a Cuba, dove i rivoluzionari che hanno cacciato Fulgencio Batista non sono ancora stati spinti nelle interessate braccia internazionaliste dell’Unione sovietica.

Il giovane ex marines diventa sergetario esecutivo della task force voluta dal presidente Kennedy per l’America latina. Ma la speranza del giovane diplomatico di avvicinare Washington e l’Avana dura poco: dopo la catastrofe della Baia dei Porci nell’aprile del ’61, all’improvviso l’ambasciata viene chiusa, tutti i dipendenti imbarcati su un ferry che mette prua su Miami. Scatta l’operazione che punta all’isolamento mondiale di Cuba. “Durerà poco, torneremo, questo Fidel Castro cadrà in fretta”, dicono chiudendo la porta.

Oltre mezzo secolo dopo Fidel è ancora lì, Cuba ha resistito a tutto – inclusi i suoi numerosi difetti – e sono gli Stati Uniti a essere isolati, unico paese al mondo a non avere legami diplomatici con l’isola caraibica.

Dopo quindici anni di gelo assoluto ci aveva provato Jimmy Carter, aprendo nel 1977 la sezione americana di interessi e mandando proprio Wayne Smith, che se ne occupa per quattro anni. Ma il reaganismo è già in agguato, i falchi della Casa Bianca avranno la meglio e affonderanno sia Carter che la speranza di un rapporto “normale” con Cuba.

Dopo quel fallimento, Smith getta la spugna, d’un colpo si lascia alle spalle 25 anni di dipartimento di Stato e avvia una carriera accademica (e politica) che va dalla Johns Hopkins University all’associazione con il Carnegie endowment for international peace prima, e con il Center for international policy poi.

Sempre battendo su un tasto, lo stesso da cinquant’anni: l’embargo contro Cuba è una gravissima sciocchezza. Questi sono i giorni della sua rivincita.