«La mia battaglia è essere se stessi. Questo è il significato di libertà. Può essere presa come trasgressione ma vi assicuro che è l’unica strada da seguire», parole di Loredana Bertè che non a caso alla libertà – anzi con un geniale tocco di ironia alla  Libertè – ci ha perfino intitolato anche il suo ultimo album di inediti. Il pettirosso da combattimento – così come la vedeva De Andrè – compie 70 anni il 20 settembre ma l’anagrafe conta ben poco per lei che non ha mai seguito le regole del gioco e ha fatto sempre rigorosamente storia a sé nel panorama del pop e del rock italiano. Anticipatrice di mode e sperimentatrice – il reggae che si scioglie in puro pop per E la luna bussò, il funky contagioso di In alto mare, la sfortunata ma di gran spessore vacanza brasileira di Carioca  con Djavan– a costo di restare tagliata fuori dal giro che conta. Nella sua carriera ha fatto tutto – o quasi – dal musical Hair all’opera rock Orfeo 9 di Tito Schipa jr – accompagnandosi agli inizi con Renato Zero (anche lui 70 il 30 settembre…) e con la sfortunata sorella Mia Martini. La sua voce è un graffio forte, quasi un urlo strappato con cui ha rivestito brani di culto – Il mare d’inverno di Enrico Ruggeri è un classico indiscusso della canzone d’autore. Ama il Che e ha sostenuto questo giornale nelle sue tante campagne di sopravvivenza, ha avuto i suoi momenti neri ma ne è uscita alla grande. Album celebrativi, tour teatrali – almeno prima del Covid – rigorosamente sold out. Per il compleanno si è regalata una serie di ristampe in vinile dei suoi album storici, mentre sta curando una serie di progetti per i prossimi dodici mesi.

Auguri, Loredana