Arriva in Aula alla Camera la proposta di legge sui vitalizi. Può darsi che vada in porto, per l’avvicinarsi del voto e la competizione tra Pd e M5S. Ma sarà vera gloria? Anzitutto, è bene ricordare che il vitalizio per i parlamentari in carica è già stato soppresso e sostituito con un trattamento pensionistico di tipo contributivo. Quindi il problema riguarda solo i trattamenti più favorevoli maturati in base alle leggi all’epoca vigenti per parlamentari oggi non più in carica. A quanto si legge, circa duemila persone.

È un diritto quesito? Sì, perché tale diventa il diritto che entra a far parte del patrimonio di un soggetto quando si realizzano le condizioni previste dalle regole al momento vigenti. Per capirci, per un lavoratore ancora in servizio esiste una mera aspettativa a che gli sia erogato il trattamento pensionistico previsto al momento dell’assunzione. Un’aspettativa che può essere modificate da norme sopravvenute. Al momento del collocamento a riposo, l’aspettativa si consolida in un diritto quesito (cfr. Corte cost., 390/1995), con le regole a quel momento vigenti.

Così, il diritto dell’ex parlamentare al vitalizio già maturato può essere visto come «quesito». La domanda è: il diritto quesito è costituzionalmente intangibile?

No. La Corte costituzionale (cfr. 446/2002) ha affermato il principio che un trattamento pensionistico già in godimento può essere modificato in pejus per ragioni di bilancio e spesa pubblica. In questa prospettiva, il legislatore non trova un argine costituzionalmente insuperabile: il «quesito» non è sinonimo di intoccabile. Ma emergono per altro verso profili di possibile incostituzionalità? Sì. La stessa Corte costituzionale ne individua alcuni (affidamento, proporzionalità, ragionevolezza). Tra questi, ne vogliamo evidenziare uno: l’eguaglianza.
Partiamo dal concetto che il punto focale della questione è l’applicazione agli ex vitalizi di un ricalcolo in rigorosa chiave contributiva, al fine di una riduzione – in misura variabile in ragione degli anni di contribuzione – del trattamento oggi erogato. Ma nell’universo pensionistico sono assai numerosi i trattamenti più favorevoli di quelli in ipotesi dati da un contributivo. Non più di qualche giorno fa Boeri ci ha detto che l’Inps eroga 373 mila trattamenti a cittadini italiani residenti all’estero, in larghissima parte con pochissimi anni di contributi, per una spesa annua di un miliardo di euro. Si tratta di persone che vivono e pagano le tasse all’estero, e dunque di risorse che non ritornano nel circuito economico del nostro paese. E non è azzardata l’ipotesi che milioni di italiani, per il succedersi a pioggia di scelte e regole diverse in materia pensionistica, si trovino ad avere trattamenti più favorevoli rispetto ai contributi versati.

E allora la domanda è: può il legislatore imporre solo per una singola micro-categoria un ricalcolo retroattivo in chiave contributiva? È qui, a mio avviso, la discriminazione e la possibile incostituzionalità. Personalmente ho pochi dubbi che una legge generale volta ad applicare anche retroattivamente per tutti gli italiani, nessuno escluso, un rigoroso sistema contributivo, sarebbe in principio conforme a Costituzione. Comporterebbe per molti una riduzione del trattamento già maturato, a partire dagli stessi giudici della Corte costituzionale. Ma troverebbe solo un limite di ragionevolezza, dovendosi in specie garantire una condizione di vita dignitosa per il titolare e la sua famiglia. Anche il giudice di costituzionalità ha censurato, in altra prospettiva, l’ipotesi di un sacrificio posto a carico di una singola categoria. I privilegi, quando tali sono, si combattono in un quadro coerente e d’insieme, non uno alla volta. La solidarietà si chiede a tutti quelli in grado di offrirla, non ad alcuni.

Ma perché tutto questo fracasso sui vitalizi, che sono in fondo poca cosa? Colpisce che nessuno consideri se i parlamentari di ieri abbiano bene meritato dal paese – s’intende, nel loro complesso – svolgendo con onore (art. 54 Cost.) la propria funzione. La rabbia popolare li investe soprattutto perché i parlamentari di oggi la esercitano male e senza dignità. Forse, in questo caso i padri scontano i peccati dei figli.