A Lampedusa, negli ultimi 7 anni, sono sbarcate più di 85.277 persone, tra cui molti minori anche non accompagnati. Ad attenderle, medici, forze dell’ordine, organizzazioni non governative. E, dal 2012, i libri di una biblioteca, fondata da volontari e dedicata ai bambini, che resiste come un avamposto di normalità e accoglienza sulla frontiera delle emergenze.

SECONDO I DATI di Open Migration, ogni bambino che sbarca a Lampedusa in media trascorrerà i 15 giorni successivi nell’hotspot dell’isola, nonostante la legge preveda un massimo di 48 ore. Il ministero dell’Interno ha annunciato la chiusura del centro il 13 marzo scorso, ma in realtà le cose non stanno proprio così.

Incontriamo la responsabile del progetto della biblioteca, Deborah Soria, da «Ottimo massimo» la sua libreria per ragazzi a Roma, un punto di riferimento per giovani lettori e non solo. Ci racconta quella che secondo lei è una storia «normale». «Dopo l’emergenza sbarchi del 2011 ho sentito il bisogno di rendermi utile: ho contattato Save the Children, ma non mi hanno voluto» dice scherzando. «L’idea era portare direttamente sul molo testi da regalare ai bambini al loro arrivo. Pensavo che potesse aiutare i migranti appena sbarcati a Lampedusa. In seguito alle mie esperienze di questi anni ho capito che l’unica cosa di cui avevano realmente bisogno era un posto dove ritrovare la normalità, una normalità negata anche ai bambini di Lampedusa».

CI SONO VOLUTI cinque anni di lavoro, da quel 2012, anno in cui il progetto di una Biblioteca per ragazzi a Lampedusa è stato presentato e accolto all’assemblea di Ibby internazionale a Londra. Anni in cui sull’isola si sono succeduti campi di volontariato con partecipanti da tutta Italia, pieni di relazioni e progetti per sostenere la possibilità di accesso ai libri per i bambini.

Oggi la biblioteca esiste, è autonoma e aperta tutto l’anno. È gestita dagli stessi ragazzi isolani, con l’aiuto di alcuni adulti appassionati, che si occupano dei prestiti libri e delle altre attività all’interno dello spazio. L’autogestione assume un grande valore nel far crescere la consapevolezza dell’importanza della lettura in ogni comunità.

DI FRONTE AL CANCELLO dell’hotspot si fermano le funzioni di accoglienza della biblioteca: l’accesso delle persone infatti è limitato. I libri, invece, non hanno nessun divieto di ingresso e vengono affidati a chi può entrare: «Gli operatori delle associazioni a volte hanno portano nel centro i silent book (libri con le immagini, ndr) prestati dalla biblioteca. Noi aspettiamo che siano i giovani del centro a venire fuori, per potergli offrire una narrazione della realtà diversa, fatta di normalità».

I bambini e le bambine che passano per Lampedusa e quelli che ci abitano, a cui la biblioteca è dedicata, arrivano da ogni parte dell’Africa e del mondo, parlano lingue diverse, spesso non hanno ancora imparato a leggere. Come fanno allora con i libri? «A Lampedusa approdano troppe lingue e quindi abbiamo deciso di utilizzare libri che di parole non ne avessero». I silent book, spiega Deborah Soria, sono libri dedicati soprattutto all’infanzia, in cui il racconto si sviluppa attraverso le immagini: privi di qualsiasi barriera linguistica. Un progetto dentro il progetto. La biblioteca oggi ne raccoglie più di 270 da oltre 20 paesi diversi: i libri arrivano in 3 copie, una è utilizzata per una mostra itinerante per l’Italia, una è destinata al fondo dello Scaffale d’arte del Palazzo delle Esposizioni di Roma per la consultazione e una è per la biblioteca di Lampedusa.

IBBY ORGANIZZA anche Libri senza parole. Destinazione Lampedusa, un progetto che vuole selezionare i migliori silent book pubblicati in tutto il mondo, per arricchire la biblioteca di libri utili sia ai bambini lampedusani sia ai piccoli migranti che passano dall’isola. Negli anni la biblioteca ha partecipato a diversi progetti con molte associazioni umanitarie che sono attive sull’isola. Dalla collaborazione con la onlus I Girasoli e uno studio di grafica, Studio Super Santos, è nato il Welcome kit: un libricino in 4 diverse lingue che riassume le prime importantissime informazioni necessarie per i bambini catapultati in un’altra realtà della quale sanno molto poco. “Gli abitanti di questa terra e il cielo sono felici del tuo arrivo” è scritto sulla prima di copertina, all’interno si trovano informazioni geografiche (dove sei), i tuoi diritti, i documenti da portare sempre con te. Stamparli ha un costo, che non sempre può essere coperto dai volontari, così l’aiuto delle istituzioni diventa di vitale importanza: «Il vecchio prefetto ha contribuito alla stampa di 10.000 copie, speriamo che il nuovo faccia lo stesso».

Ibby Italia ha deciso di promuovere Libri senza parole. Dal mondo a Lampedusa e ritorno, e anche quest’anno andrà in scena la 7° edizione del camp, dal 28 ottobre al 4 novembre.

L’invito è quello di andare a Lampedusa e prendere parte al dibattito su quei temi che nell’isola si fanno carne e ossa: immigrazione, accoglienza e frontiere, per fare della biblioteca il primo luogo di accoglienza culturale.

Il progetto Ibby International

Ibby, acronimo per International Board on Books for Young People, è il partner del progetto. È un’organizzazione non profit che nasce nel 1952 dall’impegno di Jella Lepman, giornalista e scrittrice tedesca, costretta a lasciare la Germania nel 1936.  Al suo ritorno si occupò di educare e informare le nuove generazioni a una cultura di pace. Fondò nel 1946 la Jugendbibliothek di Monaco di Baviera, che oggi è la più importante biblioteca per bambini del mondo; e nel 1956 fondò il premio Hans Christian Andersen, primo riconoscimento internazionale per la letteratura per l’infanzia.