L’ educazione alle differenze e la lotta al bullismo omofobico nelle scuole posticipata in seconda serata su Raitre fa discutere. A cominciare da una delle protagoniste dell’inchiesta di Presa Diretta, la trasmissione di Riccardo Iacona. Per Monica Pasquino, presidente di Scosse,«il programma, per i suoi temi, poteva essere mandato in onda in prima serata. Sarebbe stata un’utilissima introduzione per le famiglie su temi di fondamentale importanza per la vita dei figli – afferma – Invece è stato considerato pericoloso non si sa bene per quale pubblico. Siamo contente che Iacona abbia preso le distanze da quanto avvenuto. Credo sia importante fare informazione meno ideologica su questi temi. È un passo avanti per aprire un dialogo con tutte le famiglie anche con quelle del “Family day”, vittime di una campagna di disinformazione».

Monica Pasquino (Scosse)
Monica Pasquino (Scosse)

Scosse, una delle 250 associazioni promotrici della rete «Educare alle differenze», ha prodotto anche libri e albi illustrati – «leggere contro gli stereotipi» – per le maestre che lavorano con i bambini. Attaccata dalle gerarchie Vaticane e dalla Cei, in quanto sostenitrice di una fantomatica «ideologia del gender», è diventata uno dei soggetti all’avanguardia nella lotta per una scuola pubblica e laica.

«Questi strumenti servono a far crescere la consapevolezza della sessualità nelle maestre, nei genitori e soprattutto tra i minori e gli adolescenti – continua Pasquino – In Italia un ragazzo su tre tra gli 11 e i 19 anni è vittima di bullismo; diffusa è la prassi della “baby doccia”, ragazze che offrono sesso orale nei bagni della scuola in cambio di beni materiali o per acquisire potere nel gruppo; aumenta la contraccezione di emergenza perché i primi rapporti sessuali avvengono senza preservativo. Davanti a questi problemi non ci si può rifugiare evocando assurde teorie. La scuola deve fornire strumenti per invitare gli studenti all’autonomia». Per sostenere questa prospettiva, Scosse ha presentato due ordini del giorno sull’educazione alle differenze e al pluralismo democratico nella scuola, fatti propri da decine di amministrazioni e consigli comunali.

Camilla Seibezzi, attivista dei diritti civili ed ex delegata anti-discriminazioni del comune di Venezia, ricorda la censura subìta dall’attuale sindaco Brugnano che ha bandito dalle biblioteche comunali 49 titoli contro il razzismo e la discriminazione sessuale da lei promossi nell’ambito dell’iniziativa «Leggere senza stereotipi». Il bilancio di quella battaglia è «positivo». Analoghe iniziative sono state prese in centinaia di città; l’associazione dei bibliotecari ha preso posizione, come i sindacati della scuola, mentre 300 scrittori hanno chiesto la rimozione dei loro libri dalle biblioteche veneziane, in solidarietà.

camilla seibezzi
camilla seibezzi

«Lavoro dal 1997 sul bullismo nelle scuole – afferma Seibezzi – Considerate le dimensioni del fenomeno, già allora ci si aspettava un intervento. Siamo nel 2016, oggi si sono affermate nuove declinazioni come il cyber-bullismo, e ancora arranchiamo. Nessuno fa niente, nonostante continuino i suicidi com’è successo qualche giorno fa in una scuola di Pordenone».

Come si spiega questo tragico ritardo? «La causa è la straordinaria incapacità di coniugare diritti civili e sociali – risponde Seibezzi – Si fa molta retorica sui fondi da destinare alla ricerca o alla sicurezza nelle scuole. Ma la sicurezza viene intesa solo come fondi per le strutture, non per proteggere o rendere consapevoli le persone». La partita, al fondo, si gioca sul senso della scuola. «Dovrebbe essere il luogo della conoscenza e della formazione, per eccellenza – continua Seibezzi – Se, per esempio, c’è un adolescente omosessuale che cresce in una famiglia omofobica, la scuola dovrebbe aiutarlo come roccaforte della laicità e luogo delle opportunità. Questo non significa mettersi contro le famiglie, ma aiutarle a colmare le proprie lacune».

Questo dibattito è riemerso con prepotenza in coincidenza con l’inizio dell‘iter parlamentare del Ddl Cirinnà sulle unioni civili. «Io sono pienamente a favore del matrimonio ugualitario e il Ddl Cirinnà non lo prevede – sostiene Seibezzi – Lasciare, come ha fatto Renzi, libertà di coscienza ai deputati Pd sull’adozione co-parentale [Stepchild adoption] è inaccettabile. Questo governo è politico, e non tecnico. Sulle questioni etiche deve scegliere. Altrimenti si incorrerà nel paradosso di volere tutelare le persone omosessuali e discriminare i bambini. È un concetto inaccettabile. Si vuole formalizzare la discriminazione invece di eliminarla. Il parlamento non può restare indifferente rispetto al bullismo, alla violenza. Devono prendersi le loro responsabilità, invece di nascondersi dietro le diverse “sensibilità etiche”».