Anche se i lettori cosiddetti forti non crescono, non si perdono però d’animo e maturano, affinando il gusto insieme alle loro case editrici d’elezione. Che spesso sono proprio quelle indipendenti, penalizzate nel mercato da una mancanza di visibilità nelle librerie, eppure resistenti grazie alla qualità che le caratterizza. Quell’ipotetico lettore smaliziato ricompensa anche l’ambito di specializzazione, la riconoscibilità. È così che accorda la sua fiducia a quel determinato marchio.

IL LETTORE ITALIANO somiglia al consumatore di prodotti bio: per sé vuole il meglio. Va analizzato in questo senso il timido più 0,2% elaborato dall’indagine Nielsen per conto dell’Aie, che ha presentato i suoi dati nella fiera Più libri più liberi. Un segno «sì» da dose omeopatica (ne restano esclusi Amazon, ebook e mesi importanti per il fatturato come novembre e dicembre), ma che registra il contributo positivo apportato dalle case editrici piccole e medie. Con due risultati: l’abbandono dell’etichetta di «nicchia» – alcuni titoli sono entrati stabilmente nelle classifiche –  il rilancio della narrativa italiana, che registra una impennata. Nei sottogeneri, a trainare sono thriller e crime stories molto più dei romanzi d’amore e se altrove cala quella straniera, le indipendenti riescono a frenare  quello scivolamento verso il basso, con focus raffinati sulle letterature di mondi lontani. Ottima la performance della saggistica, mentre conquista prepotentemente la scena la manualistica per i concorsi (un bel giro di affari con le università concepite come un percorso «a test»).

DALL’ALTRA PARTE, se le  concentrazioni e fusioni editoriali tentano di occupare tutti gli spazi e si spartiscono la torta, la sorpresa è che molte fette di quella stessa torta rimangono appetibili per soggetti «altri» e l’offerta delle piccole e medie case editrici (sembra un paradosso ma non lo è) si arricchisce. Alla fine, il lavoro accurato paga. Certo, la crisi e la tendenza negativa che si è abbattuta sul settore fin dal 2010 ha richiesto una politica al rialzo dei prezzi di copertina per compensare la perdita di copie. L’emorragia  riguarda tutto il mercato, anche quello dei grandi marchi: non è stata però peggiore degli anni scorsi.

L’UNICO DATO non positivo nell’ambito della piccola e media editoria riguarda un settore che ha sempre registrato un eclatante «più»: quello della letteratura per bambini e ragazzi. Per la prima volta, si attesta su un meno 1,2% a copie e meno 1,6% a fatturato. Si ragiona intorno a un fenomeno di saturazione, data la crescita costante nel tempo. Forse non sarebbe così surreale indicare in quella flessione il progressivo impoverimento delle famiglie.

Resta da affrontare il macro-problema: la visibilità scarsa e l’arresto al primo livello di produzione: mezzi esigui non permettono di partecipare a quelli successivi, distribuzione compresa. Eppure, come spiega Isabella Ferretti di 66thand2nd, un antidoto c’è ed è già praticato da molti colleghi: il sodalizio con librai illuminati e, altro balsamo, la conquista dell’attenzione dei media.