Ripetute coltellate sul fianco destro e sinistro, il colpo più profondo inferto da dietro ha perforato stomaco e intestino: è quanto emerso dalla relazione preliminare dell’autopsia del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, colpito 11 volte la notte del 25 luglio a Prati dal diciannovenne californiano Finnegan Lee Elder col il coltello imbarcato in stiva dagli Usa, un’arma con una lama da 18 centimetri, tipo marines.

Ieri c’è stato un vertice in procura a Roma. Gli investigatori hanno acquisito i tabulati telefonici dei soggetti coinvolti a cominciare dai due statunitensi, Elder e l’amico Christian Gabriel Natale Hjorth, entrambi in carcere accusati di concorso in omicidio ed estorsione. I legali di Hjorth hanno presentato ricorso contro la custodia cautelare. Acquisiti anche i dati delle utenze dei carabinieri Andrea Varriale e Rega, che erano a Prati in borghese per recuperare lo zaino sottratto dai due ragazzi a Sergio Brugiatelli, il «mediatore» che a Trastevere aveva indicato ai due il pusher Italo Pompei che, però, aveva rifilato loro tachipirina, innescando così la vendetta con «il cavallo di ritorno» (lo zaino in cambio di coca e 80 euro).
L’esame dei turni depositato in procura ha confermato che Varriale e Rega erano in servizio in borghese a partire dalla mezzanotte. Resta però da chiarire perché Rega non avesse l’arma, si sta quindi verificando quali siano state le procedure di consegna la notte dell’omicidio. Gli inquirenti stanno controllando i video delle telecamere di Trastevere (in particolare intorno a via Cardinale Merry Del Val) e Prati, dove non ci sono registrazioni dell’omicidio ma degli attimi precedenti e seguenti.

Se l’Arma assicura che non ci sono zone d’ombra nella dinamica dei fatti, diversi interrogativi restano sul tavolo. Come ad esempio perché sia l’Arma e non la polizia a condurre le indagini, visto che il fatto coinvolge due carabinieri. Il legale di Elder, Craig Peters, in un’intervista all’Abc ha commentato: «Sono convinto che a questo punto ci siano delle buone probabilità che nemmeno la polizia sappia cosa è successo». E sul perché il ragazzo avesse con sé il coltello: «Negli Usa non è una cosa sorprendente. Le persone lo usano per protezione». Ieri il padre, Ethan Elder, ha avuto un colloquio con il figlio nel carcere di Regina Coeli prima di raggiungere l’ambasciata Usa. Il ragazzo ha confessato ai carabinieri il giorno del fermo ma non al gip. La madre ha spiegato: «Era terrorizzato perciò ha reagito così».

Dagli interrogatori, intanto, arrivano altri particolari. Il receptionist dell’hotel Le Meridien di Prati ha spiegato che la prenotazione della stanza matrimoniale 109 era a nome di Finnegan Lee Elder e di una seconda persona con il suo stesso cognome. La seconda prenotazione è stata poi annullata. Probabilmente Hjorth si è aggregato in un secondo momento. Si tratta della stessa stanza dove sono stati trovati in un controsoffitto il coltello e gli abiti utilizzati durante l’omicidio. È ancora uno dei facchini in servizio a raccontare di aver salutato i due ragazzi all’1.30 di notte. Come ricostruito, avevano rubato lo zaino ed erano rientrati in stanza. Le telecamere dell’albergo li riprendono di nuovo intorno alle 3: per andare all’appuntamento, a pochi metri dall’hotel, si sono cambiati indossando felpe con cappuccio.

I difensori di Hjorth hanno depositato il ricorso al tribunale del Riesame per annullare la misura cautelare. Il padre, Fabrizio Natale, è stato mercoledì in carcere: «Non riesce a darsi pace. Non avrebbe mai immaginato che ci sarebbe stato un confronto e non sapeva che il suo amico fosse armato». Hjorth è il ragazzo fotografato bendato, mentre era in custodia in caserma, con le braccia dietro la schiena e le manette ai polsi. In corso ci sono tre inchieste: una della procura delle repubblica, una della sezione disciplinare dell’Arma, l’ultima della procura militare.