Venerdì 15 bloccheremo il Porto, a oltranza, dice il portavoce del Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste. No Green Pass, nessun controllo, nemmeno i tamponi offerti gratis dopo una pesante trattativa che comunque è stato un atto di mediazione, sofferto, da parte del presidente Zeno D’Agostino e dei terminalisti e spedizionieri dello scalo giuliano. Di più, davanti alla minaccia di dimissioni del presidente, la risposta è stata raggelante: «Se non stai con la nostra lotta vattene pure». Per poi, ieri, rincarare la dose con la minaccia del blocco di tutti i porti italiani finché il governo non ritirerà tutti i decreti «liberticidi» e il Green Pass non sarà più chiesto a chi va a lavorare.

Che Trieste abbia dimostrato in questi ultimi mesi la sua forte propensione No Vax e No Green Pass era già un dato di fatto. Il 4,5% preso dal candidato No Vax al primo turno delle comunali è stato il vero dato nuovo, sconcertante, di questa tornata elettorale: Ugo Rossi siederà in consiglio comunale da sconosciuto, messosi in luce soltanto in questi ultimi mesi di campagna elettorale guidando, di fatto, le manifestazioni di piazza e organizzando chiassate di cattivo gusto davanti ad un ufficio postale e addirittura in una scuola materna. A Trieste non sono stati i fascisti a cercare di guidare le manifestazioni contro i vaccini e il pass ma qui, tutto sommato, non è necessario: in consiglio comunale, se vincerà Di Piazza, siederà l’ex responsabile regionale di Forza Nuova nei ranghi di FdI e al fianco di quel neoconsigliere che ha ringraziato del voto «i camerati».

Nemmeno Stefano Puzzer, il portavoce del Coordinamento, ha un passato politico alle spalle: la sua voce si è sentita più forte in mezzo ai colleghi, tanto più che in Porto non esistevano più sindacati, disciolta la Cgil per anni maggioritaria e vittima delle proprie timidezze e della protervia con cui in Porto si chiedeva il riconoscimento di un contratto speciale di primo livello con l’abbattimento delle imposte, perché lavoratori in un Porto Franco di un Territorio Libero come, secondo il Trattato di Pace, sarebbe dovuta essere Trieste. In Porto, negli ultimi anni, oltre al Coordinamento, esiste solo l’Usb, in riunione permanente in questi giorni perché consapevole della difficilissima situazione che si è creata.

Quanti sono i lavoratori del Porto non vaccinati? Difficile dirlo, anche se è vero che Trieste ha comunque la media più bassa di vaccinati della Regione. Difficile anche predire quale sarà la risposta della città; frasi di maniera dalle forze politiche e dal presidente della Regione Fedriga, silenzio del sindaco uscente, solo il candidato di centro-sinistra Francesco Russo ha dichiarato che, dovendo scegliere, sta dalla parte di D’Agostino. Quanto sarà numerosa l’ennesima manifestazione contro il Green Pass venerdì, convocata davanti agli ingressi del Porto? Cosa farà il Prefetto?

La città è come sospesa, spaventata e offesa in molta parte perché sente allontanarsi una speranza di futuro che sembrava rinascere. Soprattutto attorno al Porto e a quello che Zeno D’Agostino ha dimostrato sia possibile fare come ente pubblico, fino all’ultima iniziativa, dopo gli accordi con Amburgo e con l’Ungheria e un sostanziale monopolio dei traffici con la Turchia: la nuova collaborazione con British American Tobacco. Un investimento da 500 milioni di euro e oltre 2.700 posti di lavoro su un’area di 20.000 mq in regime di punto franco, dedicato alla ricerca, allo sviluppo, alla produzione e all’esportazione di prodotti a rischio ridotto, come le sigarette elettroniche, e i medicinali per la terapia sostitutiva della nicotina.

Se il Coordinamento dei Lavoratori Portuali manterrà la minaccia di bloccare il porto a oltranza, anche a costo di far dimettere Zeno D’Agostino, si assumerà anche la responsabilità di distruggere il lavoro di anni con tutte le conseguenze, anche lavorative, immaginabili. Lo sanno e lo gridano terminalisti e spedizionieri vedendo che i traffici stanno già prendendo strade nuove, non triestine e nemmeno italiane. Ma la distanza tra orgoglio e hybris è labile e, ormai è un dato di fatto, l’irrazionalità dilaga e forse è proprio questo che spaventa di più.