Il giorno dopo il riconoscimento del genocidio armeno da parte del parlamento tedesco, il presidente Erdogan smorza i toni furiosi di giovedì. Dopo aver richiamato l’ambasciatore, ieri ha fatto un passo indietro: la Turchia non prenderà misure fino al compimento di «una valutazione del contesto che ha portato a tale decisione – ha detto il neo premier Yildirim – Nessuno si aspetti una completa rottura dei rapporti».

Ma l’Europa continua a dare grattacapi al presidente-sultano. O meglio, chi si rivolge a Bruxelles: giovedì il deputato del partito di sinistra pro-kurdo Hdp ha fatto recapitare ai parlamentari europei un libro di 92 fotografie che raccontano il terribile massacro di Cizre. Tra i target della campagna militare tuttora in corso contro il sud est turco, Cizre ha vissuto 79 giorni sotto coprifuoco e ha visto uccidere 259 civili, di cui 177 – dice l’Hdp –bruciati durante gli attacchi dell’esercito ad alcuni edifici dove la gente aveva trovato rifugio. Accadde a gennaio ma i cadaveri cominciarono ad emergere – come raccontò il manifesto il 4 marzo – alla fine del coprifuoco, quando le famiglie cominciarono a rientrare accompagnate dalle telecamere.

E l’operazione non cessa: da settimane nel mirino c’è Nusaybin, quasi del tutto distrutta dal fuoco turco e dalle fiamme appiccate agli edifici kurdi.