C’è il politico che fa i conti: «Mezzo milione è assicurato», dice Paola Binetti; «un milione», aumenta subito Renato Brunetta sicuro com’è che «tutte le piazze di sabato scorso (quando hanno manifestato i favorevoli al disegno di legge Cirinnà, ndr) non fanno questa». C’è il politico che esagera: «È stato un evento grandioso, la più affollata manifestazione del dopoguerra», scrive Maurizio Gasparri che però è più competente in manifestazioni dell’anteguerra. E c’è anche la politica che in mezzo a tanta folla deve inventarsi qualcosa per trovare ascolto, e ci riesce. Giorgia Meloni: «Se Dio vorrà la prossima volta starò qui anche in veste di madre, visto che ho appreso da poco di aspettare un bambino».

C’era il politico che aveva annunciato di non voler scendere in piazza, perché un ministro dell’interno non lo fa. Poi però Angelino Alfano ha fatto di peggio. Ha ricevuto direttamente al ministero dell’interno l’organizzatore del Family day, Massimo Gandolfini, giusto per farsi con lui una foto e metterla su twitter, assieme alla «adesione piena agli obiettivi della manifestazione». E assieme anche a un altro ministro del Nuovo centrodestra, Enrico Costa, fino a due giorni fa alla Giustizia adesso invece agli Affari Regionali e – accoppiamento innaturale – alla Famiglia.
Alfano e Costa non sono andati in piazza, e visto che un terzo ministro neocentrista c’è andato, Galletti, non è chiarissimo perché. La montagna però è andata da Maometto (se è lecito) al Viminale, il neurochirurgo Gandolfini del resto è di casa tra gli alfaniani. Non per nulla dal palco del Circo massimo ha trovato il modo di parlar bene dell’(assente) Alfano, quando ha citato come esempio positivo la circolare che bloccò le trascrizioni delle unioni tra omosessuali. E i «neoguelfi» (autodefinizione) del Ncd come Maurizio Sacconi e Nico D’Ascola sono brutalmente con lui: «Stravolgeremo il disegno di legge Cirinnà fino al punto in cui non sarà più riconoscibile da chi lo ha partorito».

La sfida a destra per accaparrarsi la piazza non è un pranzo di gala ed è fatta anche di colpi bassi. Come quello che tenta il leghista Salvini – non in piazza – definendo Alfano «poltronaro ipocrita» – beccandosi una rispostaccia sul piano personale: «Sul tema della famiglia e dell’ipocrisia la mia storia parla per me e la sua per lui», replica lo sposato Alfano al divorziato Salvini.
Del resto non è la giornata dei mezzi toni, con il palco del Family day che praticamente minaccia governo e maggioranza: «Valutate bene la vostra coscienza perché un giorno dovrete dare conto delle vostre azioni». Messaggio prontamente ricevuto dagli «ambasciatori» del Pd in piazza, gli ultra cattolici Giuseppe Fioroni e Enrico Gasbarra. Secondo il primo confusi tra la folla del Circo massimo c’erano anche «tanti militanti e dirigenti del partito, il Pd deva fare in modo che si sentano a casa propria». Nel concreto però la richiesta «familista» di affondare tutto il disegno di legge sulle unioni civili – non più solo l’articolo 5 sull’adozione del figlio del partner – non sarà recepita dai democratici. «È giunto il momento di decidere e lo faremo», ha commentato il vicesegretario del Pd, il cattolico Lorenzo Guerini. Secondo il quale «compito della politica è ascoltare tutti, sulle unioni civili c’è stato e ci sarà un dibattito largo e approfondito, poi il parlamento voterà». La strada cioè è quella segnata da Renzi – silenzioso ieri – che non vuole strappi (la legge infatti è già slittata nei tempi al senato) e lascerà libertà di coscienza sulle adozioni, soprattutto per tenere il governo al riparo da un incidente nel voto segreto.
Tra tanti entusiasti del Family day, meritano una segnalazione i pochi capaci di esprimere una critica. Da Nichi Vendola – «oggi a Roma si è chiuso il Giubileo della misericordia e si è aperto il giubileo dell’intolleranza» – a Luigi Manconi – «è una vecchia e brutta storia che si ripropone, la falsa controversia tra uno schieramento ad alta intensità valoriale e uno tutto concentrato sull’acquisizione di diritti» – al candidato alle primarie Pd di Milano Pierfrancesco Majorino: «Il Family day è la dimostrazione peggiore dell’Italia».