Incassata l’elezione di Roberto Fico a presidente della camera, i 5 Stelle si preparano in vista delle consultazioni al Quirinale, che prenderanno il via il 3 aprile. Fico va al lavoro prendendo un autobus di linea, suscitando le polemiche di chi è andato a spulciare i suoi rendiconti e ha scoperto che solo negli ultimi mesi aveva (legittimamente) speso quasi 2.500 euro di taxi e appena 19,50 in mezzi pubblici. Sempre ieri il neo presidente della Camera ha detto che rinuncerà alla sua indennità di funzione, che per la terza carica dello stato è di 4.223 euro netti.

Intanto, Beppe Grillo ha ufficialmente benedetto la linea privilegiata con Salvini: «È stato di parola», ha detto il fondatore. Nel Movimento non si vuole sentire parlare di ministri e di trattative, ma il mantra del «prima il programma» si scontra con il fatto che le questioni di contenuto appaiono piuttosto variabili. Non si sa bene a quale «programma» si faccia riferimento: a quello (davvero generico) enunciato per temi votato sulla piattaforma Rousseau, ai venti punti tirati fuori da Luigi Di Maio in campagna elettorale o alle priorità che circolano nelle discussioni di questi ultimi giorni? È difficile non notare, ad esempio, come parlamentari più vicini a Di Maio quando si tratta di elencare le emergenze snocciolino i nodi tematici che più li avvicinano alla Lega: «Dobbiamo dare risposte su lavoro, immigrazione, tasse, sicurezza», dice Riccardo Fraccaro a proposito dell’agenda dell’esecutivo.

NEGLI ULTIMI DUE GIORNI Di Maio ha smesso di parlare di «reddito di cittadinanza» e fatto riferimento a più generici strumenti di reinserimento al lavoro dei disoccupati. Salvini ripete che bisogna pensare al Sud e promette più poteri per Roma. «In un sistema federalista ma anche di tipo presidenzialistico il rafforzamento di Roma è essenziale – ha detto il leader leghista al Messaggero – perché se i territori contano di più anche lo status della capitale deve cambiare». Musica per le orecchie dell’amministrazione grillina della capitale, che lamenta il trattamento dei governi di centrosinistra, soprattutto sulla gestione del debito e sui finanziamenti. Dunque, l’assenso della sindaca non è tardato arrivare: «È condivisibile – replica a distanza – Per governare questa città servono i poteri che hanno tutte le altre grandi capitali d’Europa». Salvini però si è spinto più in là immaginando anche la delocalizzazione di alcuni ministeri: «Per esempio quello delle infrastrutture potrebbe andare a Napoli o a Bari». Cosa che potrebbe essere meno gradita dalla giunta romana.

Nel frattempo, nel M5S si lavora sul crinale stretto che conduce a disarticolare il centrodestra, per una notte sfasciato poi rattoppato alla bell’e meglio subito prima dei voti in aula per le presidenze. I capigruppo fanno due conti e sottolineano come qualcosa non torni: «Roberto Fico ha ottenuto 422 voti, pari a oltre i due terzi dei componenti dell’aula – dicono Giulia Grillo e Danilo Toninelli – Sono mancati circa una sessantina di voti rispetto ai numeri che ci sarebbero stati se tutte le forze del centrodestra avessero rispettato i patti come hanno fatto la Lega e Fdi. Questo a ulteriore dimostrazione del fatto che la coalizione del centrodestra non è per nulla compatta, contrariamente a quanto afferma oggi Berlusconi».

I DUE ACCUSANO direttamente Forza Italia, nonostante il voto segreto. Avrebbero motivo di farlo, si dice nei corridoi del Transatlantico, perché i voti espressi dai deputati leghisti indicavano come presidente «Roberto Fico», con tanto di nome di battesimo. I grillini, invece, hanno scritto solo «Fico». Un codice per distinguersi, per contarsi e per prendere in castagna chi ha disertato le indicazioni provenienti dalle segreterie dei singoli partiti. Tutto è volto a sganciare la Lega da Forza Italia, o almeno a detronizzare Silvio Berlusconi per mettere la sua testa sul piatto di un accordo col centrodestra.

I CAPIGRUPPO IERI hanno scritto a deputati e senatori per chiedere loro di avanzare le proprie proposte per le vicepresidenze d’aula, per i ruoli di questore e per gli uffici di presidenza. «È da quelle postazioni che si possono eliminare i vitalizi e gli sprechi», spiegano ancora Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Oggi nel primo pomeriggio si terranno le assemblee di deputati e senatori che compileranno una prima lista di aspiranti. Ma anche su questo, l’ultima parola spetterà ai vertici.