L’appuntamento è per oggi pomeriggio alle 14 alla Camera con la consueta diretta streaming. Dopo un botta e risposta epistolare in cui a parole non sono mancate reciproche aperture e disponibilità al dialogo le delegazioni di Pd e M5S tornano oggi a guardarsi di nuovo in faccia verificando finalmente se davvero esistono i presupposti per arrivare a un accordo almeno sulla legge elettorale. Ed è chiaro che l’incontro difficilmente potrà concludersi con un nuovo rinvio e senza nemmeno un risultato concreto da portare a casa. Pena, la constatazione ufficiale di quello che più o meno ufficialmente pensano tutti, ovvero che quello in corso ormai da più di un mese tra democratici e grillini altro non è che un gioco delle parti.
Se la cosa è invece seria, si dovrebbe capire subito. Renzi punta ad avere il sostegno del M5S su doppio turno e un premio di maggioranza che garantisca la governabilità, come ha spiegato più volte. I grillini vogliono invece spuntarla almeno sulle preferenze, uno dei punti cardine della proposta di legge elettorale votata dalla rete. «Noi non stiamo bluffando, vogliamo migliorare una pessima legge elettorale fatta da Renzi e Berlusconi» ha assicurato ieri Danilo Toninelli, l’uomo delle riforme a 5 stelle. «Con le preferenze resterebbe pessima, ma almeno migliorerebbe un po’ e darebbe ai cittadini la possibilità di scegliere».
Per la verità fino a ieri sera dal Pd non è arrivata nessuna conferma ufficiale dell’incontro di oggi, ma tra i 5 stelle si parlava di conferme avute verbalmente tra le due delegazioni. C’è da capire cosa e quanto Renzi sia disposto a cedere davvero. Finora, infatti, da parte democratica sono arrivati soprattutto apprezzamenti per le aperture dei grillini e continui riferimenti alla necessità che si garantisca la governabilità. «Per molti di noi la parità di genere e la scelta degli eletti era ed è fondamentale, il M5S apre su questo, io mi auguro che non sia un’apertura tattica, che sia reale. Per noi la condizione sine qua non per approvare la legge elettorale è che la sera si sappia chi ha vinto e che chi vince governi per 5 anni», ha ripetuto anche ieri il pd Francesco Boccia.
E’ invece u discorso a parte quello sulle riforme costituzionali,sulle quali il M5S è pronto ad alzare le barricate. la linea ufficiale è sì alla trattativa sulla legge elettorale, ma nessun cedimento sulle riforme, anche per placare i falchi che vedono come il fumo negli occhi la nuova linea del dialogo. Come conferma Toninelli: «Se vogliono aprire un tavolo con noi sulle riforme – spiega – innanzi tutto devono fermare i lavori che stanno portando avanti in Senato in maniera scelleratamente troppo celere, e di conseguenza aprire un nuovo tavolo di confronto in cui noi porteremo le nostre istanze».
Infine una curiosità. Non si a quanto per scherzo e quanto seriamente ieri la Cosa, la webTv del M5S, ha buttato l’ipotesi di Luigi Di Maio ministro degli Interni al posto di Alfano. «Vi farebbe tanto schifo?», ha chiesto in u post ripreso dal blog di Grillo. «Non sia mai», è stata la risposta del diretto interessato. Almeno per ora.