In molti attendevano entro oggi la conclusione delle indagini preliminari sull’inchiesta in merito all’inquinamento provocato dallo stabilimento Ilva di Taranto, avviata dalla Procura di Taranto nel 2009. Ma il pool del tribunale ionico che si occupa dei reati ambientali, dopo aver svolto una riunione operativa lunedì scorso, ha scelto di rinviare il giorno tanto atteso in cui notificare l’avviso di chiusura indagini ai singoli indagati.

Le indagini preliminari infatti, sono da tempo confluite in un unico fascicolo d’inchiesta che comprende sia l’indagine-madre, che il 26 luglio di un anno fa portò agli arresti eccellenti di Emilio Riva e di suo figlio Nicola, sia l’indagine denominata «Ambiente svenduto», che vide eseguire i primi provvedimenti restrittivi il 26 novembre 2012 e che culminò, il 15 maggio scorso, con l’arresto del presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, dimessosi 24 ore dopo. Decine gli indagati tra imprenditori, politici, ex dirigenti Ilva e funzionari.

Dunque, dallo scoccare della da mezzanotte, il patron dell’Ilva Emilio Riva e il figlio Nicola, insieme all’ex direttore dello stabilimento siderurgico tarantino, Luigi Capogrosso, torneranno liberi: ma non è da escludere che nelle prossime ore potranno essere applicate misure accessorie come, ad esempio, l’obbligo di dimora.

Del resto, lo stesso procuratore capo della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, pur avendo dichiarato durante la sua audizione al Senato lo scorso giugno che l’inchiesta sarebbe stata chiusa entro lo scorso mese, ha sempre ribadito che «più si va avanti e più emergono altri filoni di indagine». Inoltre, la scelta della Procura è stata condizionata dal fatto che a livello legislativo, manchi ancora la parola fine sulla vicenda dell’Ilva.

Il decreto legge 61 dello scorso 4 giugno infatti, dopo l’approvazione del testo alla Camera dell’11 luglio, approderà soltanto la prossima settimana al Senato: i tempi sono dunque strettissimi, visto che il decreto andrà commutato in legge entro il 4 agosto. Non solo: perché non prima di settembre sarà redatto il piano di lavoro da parte del sub commissario Edo Ronchi e dei tre esperti nominati dal ministero dell’Ambiente, che per decreto avrà la possibilità di rivedere la tempistica dell’applicazione delle prescrizioni presenti nell’Aia (l’autorizzazione di impatto ambientale) rilasciata all’Ilva dall’ex ministro Clini il 26 ottobre dello scorso anno.

Ed è proprio sull’Aia che si gioca gran parte della partita: perché anche al Corte Costituzionale lo scorso 9 aprile, pur pronunciandosi a favore della legittimità costituzionale della legge 231/2012 «salva Ilva», sostenne che il presupposto per consentire all’azienda di continuare l’attività produttiva consta nella rigorosa applicazione dell’Autorizzazione integrata ambientale.
Intanto, al di là del ritorno in libertà di Emilio Riva che porterà con sé le inevitabili polemiche, a tenere banco è il testo del decreto legge profondamente rivisto ancora una volta a favore dell’azienda.