Soprattutto molti giovani, liceali e studenti, numerosi lavoratori e anche dei politici, non solo dell’opposizione di sinistra ma anche dei socialisti dissidenti. Secondo il sindacato Fo e l’Unef (studenti), ieri alle circa 150 manifestazioni che hanno avuto luogo in Francia, nella prima giornata di mobilitazione contro la legge di riforma del codice del lavoro, 400-500mila persone hanno protestato complessivamente in tutta la Francia. Un movimento rafforzato anche dalla coincidenza con lo sciopero nelle ferrovie, per i salari, il 35% dei treni non ha circolato. A Parigi, ci sono state due manifestazioni: a fine mattinata, Cgt e Fo hanno protestato sotto le finestre della sede del Medef (la Confindustria francese, che applaude alla legge che ha contribuito a scrivere). Poi si sono uniti al corteo, principalmente di studenti, che è partito da place de la République verso Nation. A Lione ci sono stati incidenti, la polizia è intervenuta con i lacrimogeni.

I nuovi appuntamenti per contestare la riforma del lavoro sono per il 12, il 17 e il 31 marzo. La nuova legge, che avrebbe dovuto essere presentata in consiglio dei ministri ieri, sarà svelata solo il 24. Il governo ha preso 15 giorni di tempo in più, per cercare di trovare un’intesa con i sindacati riformisti, che ieri non sono scesi in piazza, ma che chiedono modificazioni sostanziali alla prima stesura del testo redatto dalla ministra Myriam El Khomri. Sabato 12 saranno in piazza anche i sindacati riformisti, la Cfdt e la Fage (studenti), per aumentare la pressione sul governo. Hollande e Manuel Valls temono che cresca un movimento simile a quello contro il Cpe (contratto di primo impiego), dieci anni fa, che fece piegare l’allora primo ministro, Dominique de Villepin. I socialisti al governo non dimenticano che il Maggio francese nel ’68 era iniziato nel mese di marzo.

“Non al ritorno di Germinal, sciopero generale”, “legge sul lavoro sei fottuta, i giovani sono in piazza”, “non saremo carne da padrone”, fino al più scontato “legge El Khomri, legge El connerie” (“cazzata”, il suono è vicino). Un tavolo di avvocati del lavoro era in piazza per spiegare cosa significa la riforma, un “Photo Macron” (gioco di parole tra il Photomaton, le cabine automatiche per le foto dei documenti e il nome del ministro dell’Economia, Emmanuel Macron), per dei selfies con i ministri implicati e l’invito a spiegare loro le proprie riserve. Una petizione su Internet contro la legge ha raccolto più di 1,2 milioni di firme, mentre si diffonde la protesta sui social “Valiamo più di questo”, che mette in evidenza le difficoltà del lavoro, sempre più precario e svilito.

La Francia si batte contro una riforma che assomiglia molto a quelle che sono state già imposte in molti altri paesi europei. Ieri, François Hollande ha cercato di camuffare l’operazione, affermando che la riforma difende “il modello sociale francese”, e non deve aver apprezzato l’intervento di Matteo Renzi, la vigilia all’incontro bilaterale Italia-Francia a Venezia, che ha vantato gli effetti del suo Jobs Act sull’occupazione giovanile. La riforma El Khomri non è specifica per i giovani (di qui le difficoltà che potrebbe incontrare la mobilitazione nelle prossime settimane). Ma introduce in Francia una maggior dose di “flessibilità”, ormai diffusa in Europa. Cgt, Fo, l’Unef (studenti) chiedono il ritiro puro e semplice della riforma. I “riformisti” (Cfdt, Unsa, la Fage degli studenti) vogliono sostanziali modifiche. In particolare, alcuni punti sollevano esasperazione: con la riforma, saltano di fatto le 35 ore, attraverso accordi a livello di impresa; i licenziamenti saranno più facili, basterà un calo temporaneo dell’attività dell’impresa per giustificarli, e per le multinazionali ci sarà il vantaggio di non includere gli eventuali utili fatti all’estero; verranno fissati dei tetti per gli indennizzi ai tribunali del lavoro (Prud’hommes) in caso di licenziamenti abusivi, limitando cosi’ la libertà dei giudici. Per il governo, una maggiore flessibilità dovrebbe facilitare le assunzioni. Valls non smette di spiegare che in Francia domina la paura ad assumere, perché non si puo’ licenziare facilmente e quindi i padroni scelgono i Cdd (contratti a tempo determinato). I giovani rispondono: siamo una “generazione sacrificata”, ci propongono “un Cpe tutta la vita”, cioè contratti precari a vita, con un potere tutto in mano al padronato. Il governo aveva incaricato l’ex ministro Robert Badinter di redigere un rapporto, ma poi non ha tenuto conto delle conclusioni. Hollande si gioca il futuro su questa legge in vista delle presidenziali del 2017. C’è un gioco sotterraneo a tre: oltre a Hollande, attorno alla riforma cresce lo scontro tra due potenziali rivali ambiziosi, Valls e Macron, che entrambi cacciano sulle terre del social-liberismo.