Maggioranza bulgara all’assemblea nazionale democristiana: nel pomeriggio di ieri, quadri e dirigenti della Cdu hanno compattamente votato a favore dell’accordo di coalizione con i socialdemocratici (Spd). Con la consueta abilità nel controllo del partito, Angela Merkel ha messo a tacere i pochi oppositori interni che, nei giorni scorsi, si erano fatti sentire per criticare le misure «troppo di sinistra» contenute nel programma di governo: su tutte, l’abbassamento da 67 a 63 anni dell’età pensionabile (per chi ha almeno 45 anni di contributi) e il minimo salariale per legge di 8,5 euro l’ora.

Sbrigata velocemente e senza sorprese la pratica del «parlamentino» della Cdu, per attendere il varo definitivo della grosse Koalition manca ancora l’ultimo appuntamento. Che è anche il più atteso, perché è quello con le modalità più innovative e dall’esito meno scontato: il referendum fra i 450mila iscritti alla Spd. I militanti socialdemocratici stanno votando via posta, inviando alla Willy-Brandt-Haus, sede centrale del partito a Berlino, la scheda in busta chiusa: oggi è l’ultimo giorno utile per farlo, dal momento che i voti validi saranno quelli giunti entro giovedì alle 24. Dal giorno dopo comincerà il conteggio, sabato o domenica si conoscerà l’esito della consultazione.

Il «sì» alla «grande coalizione» con Merkel appare il risultato più probabile: l’intero gruppo dirigente socialdemocratico è schierato in quel senso. Le poche voci fuori dal coro sono quelle di alcuni esponenti della sinistra interna, organizzata nel Forum Demokratische Linke: la più autorevole sostenitrice del «no» è Hilde Mattheis, deputata di Ulm e coordinatrice dell’area programmatica. Non tutta la corrente, però, è unita nel rifiuto dell’accordo con i democristiani: e così, ufficialmente il Forum che raggruppa i socialdemocratici di sinistra ha lasciato «libertà di coscienza» ai propri aderenti.

Una chiara indicazione di voto contrario è invece venuta dagli Jusos, la federazione giovanile della Spd, riunitasi a congresso lo scorso fine settimana a Norimberga. Un’organizzazione che vanta circa 50mila aderenti e che tradizionalmente è la palestra in cui crescono i futuri leader del partito: come la Fgci dei tempi d’oro. Alla fine degli anni Settanta ne fu segretario Gerhard Schröder. Ex numero uno degli Jusos è anche la 43enne Andrea Nahles, figura influente nella Spd (è la responsabile organizzazione) e possibile futura ministra del lavoro.

La neoeletta segretaria dei giovani socialdemocratici, Johanna Uekermann, ha chiarito nel discorso d’investitura la linea della sua organizzazione: rifiuto dell’accordo con Cdu-Csu e alleanza con i Verdi e la Linke in caso di elezioni anticipate. «Non dobbiamo avere paura di tornare al voto anche subito: se ci presenteremo con una chiara piattaforma di cambiamento insieme alle altre forze di sinistra saremo in grado di ottenere consenso», ha affermato la 26enne Uekermann. Ad ascoltarla c’era il leader del partito e vice-cancelliere in pectore, Sigmar Gabriel, accolto al congresso da molte contestazioni: nel mirino dei critici la mancata introduzione della patrimoniale e le scelte in materia di immigrazione, giudicate troppo accondiscendenti con le pulsioni securitarie dei democristiani.

Gabriel ha ovviamente difeso i risultati delle trattative con i conservatori («dire di no all’accordo non porterebbe più giustizia sociale»), specificando che la grosse Koalition «non è un matrimonio d’amore, ma l’unica opzione di governo attualmente possibile». Per il futuro, un’alleanza con la Linke non è più categoricamente esclusa dai vertici della Spd, ma non è all’ordine del giorno: secondo Gabriel, il partito di Gregor Gysi continua ad essere «inaffidabile». Le relazioni fra le due formazioni sono ancora ai minimi termini. Assai arduo capire come potranno migliorare, se nei prossimi quattro anni i socialdemocratici saranno al governo con i democristiani, sotto la guida della cancelliera Merkel.