«Domani sarà un giorno triste per la democrazia», ha pianto ieri Mariastella Gelmini con riferimento alla sentenza che al massimo entro cinque giorni farà di Silvio Berlusconi un detenuto comune, sia pur non carcerato. Parole identiche pioveranno in questi giorni più copiose delle gocce di pioggia nel diluvio universale. E nemmeno del tutto a torto, a patto di sostituire la parola «democrazia» con la pregiata sigla Forza Italia.

Il condannato è molto pessimista: «Vogliono tapparmi la bocca», scuote la testa sconsolato. Considera il rifiuto della sua istanza da parte della Corte di Strasburgo, contro il quale tuonano tutti gli azzurri, un segnale tanto preciso quanto sinistro. Il tribunale di sorveglianza di Milano prenderà in considerazione il caso del condannato più eccellente d’Italia alle 17 di stasera. Non deve decidere solo tra la concessione dell’affidamento ai servizi sociali e gli arresti domiciliari, ma anche sulle modalità e sulle restrizioni da comminare se sarà accolta la richiesta di affidamento. La faccenda si risolve abitualmente in pochi minuti ma la lista delle richieste da assolvere prima di affrontare il caso Silvio è lunga e la scelta potrebbe slittare di qualche giorno.

Le voci amplificate dal quotidiano della Cei Avvenire ipotizzano una sentenza morbida. L’ex cavaliere dovrebbe solo prestare servizio di assistenza in una casa di riposo per anziani disabili mezza giornata alla settimana e restare in casa dalle 23 alle 6. Nulla però si sa sulle restrizioni che potrebbero rendergli impossibile la prosecuzione dell’attività politica, e alcune ce ne saranno di certo. Non potrà incontrare altri pregiudicati e probabilmente neppure indagati in procedimenti connessi. Tra i suoi dirigenti non sono pochi. Non è certo, inoltre, che gli venga permesso di fare comizi, dal vivo o al telefono, o apparire in tv.

Il disfacimento del partito che ha egemonizzato la politica italiana negli ultimi vent’anni non dipende solo dalle sentenze, ma le sentenze sono alla base del crollo. Non è un segreto, per esempio, che alla base della scissione di Alfano ci sia proprio il calcolo di poter occupare uno spazio lasciato vuoto dalla «inagibilità politica» dell’ex capo. Senza la condanna dell’agosto scorso, non ci sarebbe mai stato l’Ncd.

L’agenda della settimana nera degli azzurri, del resto, parla da sola. Ieri, il senato ha autorizzato l’uso delle intercettazioni delle telefonate di Denis Verdini e Marcello Dell’Utri nel quadro dell’ inchiesta P3. Di fatto, secondo l’accusa, un’associazione finalizzata a mettere le mani in una quantità industriale di affari lucrosi. Per Verdini è stata concessa l’autorizzazione anche per le intercettazioni che riguardano la vicenda del Credito fiorentino. Verdini, a sorpresa, ha preso la parola in aula per sostenere l’illegalità delle registrazioni, effettuate quando era parlamentare. L’aula ha invece confermato il voto della Giunta, favorevole all’uso delle registrazioni, perché realizzate non intercettando i telefoni dei senatori azzurri ma quelli dei loro interlocutori. Il senato ha invece restituito le carte relative a Cosentino alla camera, dichiarandosi incompetente a decidere. Il 15 aprile toccherà a Dell’Utri. La Cassazione deciderà sul suo ricorso contro la sentenza d’appello che lo ha condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, considerandolo «uomo di raccordo» tra Cosa nostra e l’ex cav.

Rischiano di finire così azzoppati, o peggio, due uomini chiave della galassia berlusconiana. Ma anche gli altri guai del partito azzurro in un modo o nell’altro si possono far risalire a vicende giudiziarie. Ieri Berlusconi ha attaccato il gruppo Forza Campania, che si considera parte di Forza Italia a livello nazionale ma non nella regione. L’aut aut del capo è stato secco: «O dentro o fuori». Berlusconi è inviperito per la decisione di presentare per le elezioni campane un simbolo molto simile a quello azzurro, con tutta la confusione che ciò provocherebbe. Ma anche all’origine del braccio di ferro tra il sovrano e il suo ex proconsole campano cos’altro c’è se non i processi e le gravissime accuse a carico di Cosentino?