Si riparte dal web aspettando Matteo Renzi. I giornalisti dell’Unità da domani torneranno a rianimare il sito del quotidiano che il 31 luglio ha sospeso le pubblicazioni. Lo faranno gratuitamente rimuovendo il “bavaglio” che era stato loro imposto quando avevano subito proposto di tenere aperta l’edizione on line per mantenere vivo il dialogo con i lettori; la risposta era stata negativa ma in queste settimane si è trattato per arrivare a questo risultato.

Le parole più importanti i giornalisti le aspettano però dal segretario del Pd che il 7settembre dal palco della festa dell’Unità di Bologna potrebbe annunciare un ritorno in edicola del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. «Vogliamo mandare un messaggio al Pd – ha detto ieri Bianca Di Giovanni del Comitato di redazione del giornale in una conferenza stampa convocata proprio all’interno della festa di Bologna – vogliamo trasparenza assoluta e i giornalisti devono essere informati su quello che accade». Il premier ha detto che il giornale dovrà avere una formula più «moderna». I giornalisti hanno ribadito che quella della chiusura dell’Unità è stata una vicenda politica e non una questione di mercato perché c’erano offerte per rilevare la testata. «Si è trattato di una vicenda oscura che ha visto mancare l’accordo politico per salvare il giornale» ha proseguito Di Giovanni. Il verbo renziano è stato riproposto da Deborah Serracchiani che, inaugurando ufficialmente la festa, l’ha ribadito dal palco. Con una frase abbastanza generica: «Il Pd farà di tutto per riportare in edicola l’Unità», accolta da un tiepido applauso.

Che la festa dell’Unità senza l’Unità sia effettivamente un paradosso l’ha dimostrato plasticamente Claudio Gandolfi, militante bolognese che ha deciso di scioperare dal suo ruolo di volontario: «Ho fatto questa scelta e fino al 7settembre non sarò come sempre allo stand del tappo», la mitica pesca nella quale si vincono piante e fiori. «Poi quando la festa sarà solo provinciale – prosegue – tornerò a fare il volontario. Non mi riconosco nella gestione di Renzi e come me altri hanno preso la stessa decisione». Nelle mani del “volontario scioperato” i giornalisti hanno consegnato l’appello «L’Unità è viva» perché anche altri volontari lo firmino. E tra le persone sedute in attesa dell’inizio della festa si sente effettivamente la mancanza del giornale. Quello che si raduna qui è uno piccolo zoccolo duro e di età anagraficamente alta che vorrebbe il ritorno del giornale in edicola e non si accontenta del web, «una scelta di serie B», dice una signora. C’è chi propone che deputati e senatori devolvano mille euro al mese del loro stipendio, chi riconosce che lo acquistava ma più per appartenenza ideologica che per interesse, chi è arrabbiata perché la cronaca di Bologna era stata chiusa. E poi c’è chi, senza girarci troppo intorno, dice con spiccato accento bolognese: «Io vorrei sapere qual è il vero motivo che ha portato a chiudere il giornale perché non ce l’hanno spiegato e io questa chiusura ce l’ho proprio qui».
Un altro tema sollevato dai giornalisti è stato quello del dibattito che avrebbero voluto organizzare, proprio alla festa bolognese, sul quotidiano. Una proposta avanzata il 12 agosto «ma nessuno ci ha ancora risposto», spiega Bianca Di Giovanni. Le parole più arrabbiate, tra i componenti del Cdr, le ha usate Umberto De Giovannangeli. «Ai dirigenti del Pd incontrati in questi mesi abbiamo chiesto che giornale avrebbero voluto: nessuno ci ha risposto in modo serio». Tanto che, ha continuato De Giovannangeli, ci siamo chiesti: «Ma questa storia, quella di questo giornale, è la vostra storia?». «E’ un problema di questo partito con la sua memoria» ha detto il giornalista, veterano del quotidiano.

I giornalisti, che l’ultimo stipendio l’hanno visto ad aprile, stanno aspettando anche la firma del decreto che faccia partire la cassa integrazione, dovrebbe essere questione di giorni. Il quotidiano in questo momento è nelle mani dei liquidatori che hanno fissato il 5 settembre come step per la presentazione di eventuali offerte da parte di cordate pronte a rilevare il giornale. Poi dovrebbe essere nominato il giudice fallimentare che seguirà la procedura.