Il giorno dell’apertura dei giochi olimpici, il Tokyo Shinbun, uno dei giornali più letti nella capitale, aveva al suo interno una pagina con una lista di tutti i problemi che hanno afflitto l’organizzazione dell’evento in questi ultimi anni.

DALLE CONTROVERSIE legate allo stadio, inizialmente progettato da Zaha Hadid, al primo logo creato e poi sostituito in quanto accusato di plagio, dalle accuse di corruzione a Tsunekazu Takeda, presidente del comitato olimpici giapponese, fino alla decisione di spostare la maratona a Sapporo, Hokkaido, per timore delle alte temperature.
L’elenco finiva con la decisione di disputare le olimpiadi senza spettatori, le dichiarazioni sessiste di Yoshiro Mori e Hiroshi Sasaki, e lo scandalo legato a Oyamada Keigo, compositore di alcune musiche della cerimonia di apertura che – in un’intervista rilasciata anni fa – si vantava di aver torturato un ragazzo disabile.

INSOMMA, IL GIORNALE non ci è andato per niente leggero e questa posizione ben rappresenta il sentimento di molta parte della popolazione di Tokyo nei confronti di un evento che molti vedono solo come una macchina per fare soldi distaccata dalla realtà, pandemica e in emergenza, della capitale. Mentre le televisioni generaliste sembrano essere abbastanza focalizzate sui giochi come evento sportivo e spettacolare, anche per ragioni di programmazione e di introiti, e l’emittente Nhk come tv di stato, le prime pagine dei principali giornali nipponici all’indomani della lunga cerimonia di apertura, riportano il sentimento di preoccupazione e di divisione che il paese – specialmente la capitale – stanno vivendo.
L’Asahi Shinbun, il secondo giornale per diffusione nell’arcipelago, quello più progressista, ha continuato anche nei giorni scorsi con le critiche alla manifestazione e, più in generale, alla gestione politica di Shinzo Abe prima e ora di Yoshihide Suga, mentre lo Yumiuri Shibun – il quotidiano più letto nel paese e quello di linea più conservatrice – ha cercato di focalizzare il suo messaggio sul lato sportivo, lasciando da parte le valutazioni.
Mai come in questa occasione, le reazioni della stampa alla cerimonia sono state una cartina di tornasole su come la popolazione dell’arcipelago si appresti ad affrontare questi giochi.
Durante la cerimonia di inaugurazione, allo stadio senza spettatori all’interno, con solo politici, delegati e media, hanno fatto da contraltare le proteste contro la manifestazione, proteste che nascono in periodo pre-pandemico ma che ora hanno fatto breccia anche in fette della popolazione solitamente più fredde. Allo stesso tempo, però, sono circolate anche immagini di altri gruppi di persone che con smartphone o testa alzata verso il cielo riprendevano e guardavano i giochi di luce creati dai droni, quasi un evento sostitutivo dei tradizionali fuochi d’artificio che, di solito, illuminano le serate giapponesi, cancellati a causa della pandemia.

GIUDICANDO dalle reazioni online, sembra che parte di coloro che si oppongono ai giochi, o per meglio dire, che non volevano che si svolgessero in queste condizioni di emergenza, inevitabilmente abbiano comunque guardato la cerimonia d’apertura in tv. Chi per attaccare l’assurdità dell’evento, chi attratto dai nomi di richiamo giapponesi che vi hanno preso parte, come le due leggende del baseball nipponico Sadaharu Oh e Shigeo Nagashima, o artisti quali Misia o Mirai Moriyama.
È certo che l’aver scelto come portabandiera del team giapponese Rui Hachimura e come ultima tedofora Naomi Osaka, due giapponesi di etnia mista, sia stata una scelta, per quanto dettata anche da ragioni di immagine, importante, giusta e apprezzata anche in patria, esclusi sparuti gruppi di estrema destra.
L’INTERESSE, che ci sarà o meno, verso la parte puramente sportiva dei giochi dipenderà molto dal numero dei contagi nella capitale e fra gli atleti.
La popolazione vaccinata al momento è circa il 24% e negli ultimi giorni i casi di contagio giornalieri a Tokyo hanno superato abbondantemente il migliaio.
Per chi abita nella metropoli ma anche nel resto dell’arcipelago, persistono rabbia e timore. Paura che le cose possano sfuggire di mano e che la capitale possa trasformarsi in un mega cluster.