Giorgio Canali è un pezzo di storia del rock italiano. Fonico, produttore, musicista passato per una band simbolo degli anni Ottanta come i Cccp (e per le sue successive reincarnazioni, Csi e Pgr, partecipando poi alla reunion dei Csi del 2013, dove mancava Giovanni Lindo Ferretti «sostituito» alla voce da Angela Baraldi, ha dato poi il via a una carriera da solista che da anni lo porta ad attraversare la penisola, accompagnato come sempre dalla band Rossofuoco. Canali, che a quasi 60 anni continua a macinare chilometri e concerti, non ha mai smesso di farsi ispirare da quanto incontrava nel mondo underground e, abilissimo nell’attività di scouting, ha aiutato più di un gruppo a crescere (è lui il produttore di album d’esordio di gruppi come i Verdena o Le luci della centrale elettrica). Il nuovo lavoro Perle per porci – appena pubblicato dall’etichetta Woodworm – rispecchia esattamente questo spirito.

30vissinGIORGIOCANALIgiorgio canali - perle per porci

Canali riprende tredici brani di altri autori e gruppi spesso sconosciuti, incontrati in tanti anni di carriera, reinterprentandoli con il suono grezzo e secco tipico dei Rossofuoco, perché non se ne perda traccia. «Quest’album è in gestazione da trent’anni ormai» – racconta Canali, «mi capitava di scoprire delle cose molto belle, che però poi venivano inghiottite dal nulla, perché sono canzoni sconosciute non solo al grande pubblico, ma anche a quanti mi seguono. Mi dicevo sempre che era un peccato: una canzone che mi emoziona in questo modo tanto da farmi desiderare di averla composta io stesso, si perdesse in questo modo. Negli anni me le sono annotate, poi è arrivata l’occasione giusta: avevamo un album da preparare e i brani inediti non ancora pronti. Così con il mio’ «archivio» siamo andati in studio e in pochissimo tempo, due o tre giorni di registrazione più una settimana per produzione, il disco era pronto. Il suono è quello dei Rossofuoco, inconfondibile, privo di fronzoli. Ti accorgi che non sono brani nostri da un particolare: qui non senti una parolaccia… (ride, ndr)».

La cernita finale delle canzoni in scaletta è particolare, molto legata all’aspetto affettivo, e con scelte a volte inaspettate. «Semplicemente, quando ascolto una cosa mi devo emozionare» spiega Canali, «ed è quanto è successo quando ho ascoltato per la prima volta queste tracce. È importante ciò che le parole mi trasmettono, quasi uno schiaffo alla mia anima. E a quel punto della musica mi interessa relativamente.. Sono testi molto lontani dal mio stile, certo, ma mi trasmettono moltissimo. C’è un pezzo come Tutto è così semplice, del cantautore Macromeo, diventerà anche il primo video quando lo gireremo nei prossimi giorni. Mi ha colpito per la sua serenità, per la semplicità, è molto ottimista e sognante. Io nono così nella vita reale, ma mi piacerebbe esserlo talvolta…».

C’è un brano cui sei particolarmente legato? «Di sicuro Storie di ieri, di De Gregori. Erano quarant’anni che volevo farne una cover, poi l’occasione è capitata grazie a Sei pezzi facili, una rassegna organizzata dal Kilowatt Festival di Arezzo, in cui mi hanno chiesto di interpretare sei pezzi altrui. Uno di quelli era appunto Storie di ieri, che da quel momento ho continuato a suonare live da solo e che in quest’album ho suonato con i Rossofuoco, ispirati dallo stile di Bob Dylan, di cui so che De Gregori è un grande fan. È stato divertente».

La raccolta alterna composizioni di autori più conosciuti, come Faust’O e Finardi, oppure dell’amica Angela Baraldi, a altre di gruppi ormai dimenticati come i Plasticost o i Luc Orient. Ma anche brani che hanno fatto la storia, come Recall dei Frigidaire Tango. «Steve Dal Col, che era il chitarrista dei Frigidaire Tango, ora suona anche con i Rossofuoco. Mi ricordo che una decina d’anni fa avevano pubblicato un cofanetto con tutta la loro produzione e lui me l’ha regalato. Quando ho inserito nel lettore il cd The cock mi ricordo di aver pianto. Lo avevo in cassetta all’epoca della sua uscita e lo ascoltavo un’infinità di volte. Ritrovarmi a riascoltarli dopo così tanto tempo è stato come fare un viaggio incredibile. E poi Recall dovrebbe essere l’inno della new wave italiana, è assolutamente splendido

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