Sodalizio consolidato quello tra Beth Hart e Joe Bonamassa. Pescano nella tradizione della black music statunitense, presentando una manciata di brani scritti da altri che fanno assurgere a nuova vita. Muovendosi tra incisioni più o meno note e parzialmente cadute nel dimenticatoio, propongono un blues rock a tinte soul, con il quale si son fatti apprezzare. La chitarra di Bonamassa si destreggia con capacità, muovendosi negli spazi lasciati liberi dalla vocalità della californiana, la quale rispetto alle incisioni passate esibisce un carisma indiscutibilmente accresciuto. Come nella migliore tradizione, a dare il titolo all’album, è la potenziale hit. Scelta azzeccata: il brano originale del 1972 porta la firma di Ike e Tina Turner, con quest’ultima selvaggia e prorompente nel modo migliore. E una Hart in forma smagliante, regge benissimo il confronto, dimostrando come sia lei a tirar le fila del disco. Che si scioglie gradevolmente attraverso partiture di LaVern Baker, Edgar Winter, Ella Fitzgerald e altri nomi tutelari.