Non senza sorpresa, ieri si è registrato il primo caso di coronavirus nel villaggio olimpico di Tokyo. Si tratta, fanno sapere gli organizzatori, di una persona proveniente dall’estero e coinvolta nell’organizzazione della manifestazione sportiva.

I TIMORI della comunità scientifica giapponese e dell’opposizione al governo si stanno dimostrando fondati: i giochi olimpici e paraolimpici rischiano di trasformarsi in un focolaio di Covid-19. Perché ieri, altre 15 persone legate alle Olimpiadi (tra cui un membro coreano del Cio, Ryu Seung-min) sono risultate positive al coronavirus e ora sono in isolamento. Aumenta così il numero delle infezioni legate all’evento sportivo: dal primo luglio ci sono stati 46 positivi in totale segnalati dagli organizzatori.

Sono dati poco incoraggianti, che hanno spinto la presidente del comitato organizzatore di Tokyo 2020, Seiko Hashimoto, a valutare alternative in caso dovesse scoppiare un focolaio. Ipotesi però allontanata dagli organizzatori, che hanno pensato a un sistema per evitare il contatto tra atleti e persone esterne. I partecipanti ai giochi olimpici dovranno trascorrere la loro permanenza nella cosiddetta «bolla olimpica»: isolati dal mondo esterno, gli atleti saranno sottoposti a screening quotidiano del coronavirus e potranno circolare solamente nel villaggio olimpico e nei luoghi di allenamento, senza incontrare fan e tanto meno familiari.

A POCHI GIORNI dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi 2020, posticipate di un anno a causa della pandemia di Covid-19, è a rischio l’evento che, proprio secondo il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, si dovrebbe tenere in totale sicurezza. Rassicurazioni ripetute a gran voce, nonostante lo stato di emergenza in vigore fino al 22 agosto in diverse prefetture giapponesi, tra cui quella di Tokyo, per l’incremento dei contagi.

BACH, ALLA NOTIZIA delle prime infezioni legate ai giochi olimpici, ha smorzato le preoccupazioni degli sportivi e ha rivolto un appello alla popolazione giapponese per mostrare la giusta accoglienza alle delegazioni sportive internazionali. E nel dirlo forse Bach – che è stato contestato qualche già fa a Hiroshima – ignora le istanze di gran parte dei giapponesi che da mesi chiede la cancellazione dell’evento sportivo.

A spaventare la popolazione è la variante Delta del coronavirus, che sta colpendo principalmente chi non è vaccinato. Nella giornata di ieri in Giappone si sono registrati 3886 nuovi casi, di cui 1410 nell’area metropolitana di Tokyo, il picco più alto dal 21 gennaio scorso. Tokyo sta quindi entrando nella quindi ondata della pandemia.

È L’ENNESIMA dimostrazione per l’amministrazione Suga dell’inefficienza della campagna vaccinale che, partita in ritardo, ha finora garantito al 20 per cento della popolazione giapponese entrambe le dosi del vaccino. Ma l’emergenza pandemica, che potrebbe peggiorare con i contagi durante le Olimpiadi, fa rivedere alle prefetture giapponesi i piani delle somministrazioni dei vaccini. Secondo un sondaggio di Kyodo News, quasi l’80 per cento dei 47 capoluoghi delle prefetture giapponesi sospenderanno o ritarderanno le prenotazioni per il vaccino contro il Covid-19 per fronteggiare la carenza di dosi. I giochi e la pandemia assestano l’ennesimo colpo al premier Yoshihide Suga – presidente del Partito Liberal Democratico – il cui tasso di approvazione è sceso al 29,3 per cento, il livello più basso dall’inizio del suo mandato.

Ma ciò non spaventa Suga, che già guarda a un secondo incarico come leader del Partito Liberal Democratico, il principale partito al governo.