I gesuiti di Civiltà Cattolica votano per le larghe intese, magari con un Gentiloni bis che possa proseguire il lavoro svolto dal suo governo. La preferenza – esplicita per una grande coalizione dei moderati Pd-Forza Italia, implicita per Gentiloni premier – emerge da un articolo di padre Francesco Occhetta sul fascicolo, in uscita domani, del quindicinale dei gesuiti diretto da padre Antonio Spadaro (ascoltatissimo consigliere di papa Francesco), le cui bozze, prima di andare in stampa, vengono lette e talvolta corrette dalla Segreteria di Stato vaticana.

Se la scelta per le larghe intese è chiara, altrettanto chiaro è chi i gesuiti di Civiltà Cattolica invitano a non votare il Movimento 5 Stelle e le destre di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, alla luce dei principi e dei valori della Costituzione («il faro nelle notti della Repubblica»).
Il parlamentare eletto, scrive il notista politico di Civiltà Cattolica, deve essere libero di agire «senza vincolo di mandato», come del resto prevede la Costituzione all’articolo 67. Quindi «se ci sono partiti le cui regole interne impongono un controllo sui loro deputati, è difficile pensare che governeranno con metodi democratici. La storia ci insegna a vigilare».

L’attacco al partito-movimento guidato da Luigi Di Maio è durissimo. «Non rientrano nel dettato costituzionale le forze politiche che negano il pluralismo e le minoranze interne, esaltano il nazionalismo per separarsi – e qui il bersaglio sembra essere piuttosto la destra identitaria -, utilizzano i dati dei loro iscritti e sono promotrici di forme demagogiche di democrazia diretta». Occhetta liquida in due righe anche un altro dogma pentastellato: «Per amministrare occorrono non solo onestà ma competenze specifiche». E aggiunge che di un candidato non conta lo «storytelling» ma l’«affidabilità» e l’«esperienza amministrativa».

L’invito è a «valutare le coalizioni di governo più che le coalizioni elettorali», sgombrando il campo da «tre illusioni ottiche» da campagna elettorale: «Credere che il centro-destra sia coalizzato e unito» (in caso di vittoria sarebbe «molto sbilanciato sulle forze politiche di destra coordinate dalla Meloni e Salvini»); credere «che il M5S sia omogeneo e compatto»; pensare «che la sinistra sia moderna dopo la frammentazione interna». Quindi, conclude Civiltà Cattolica, «l’ultima possibilità è quella di una coalizione di coesione sociale sostenuta dall’area moderata di larghe intese, che garantirebbe anche una cultura istituzionale e più sovranità europea».

Ma a chi la guida del governo? Non a Renzi e Berlusconi, che potrebbero essere i «garanti, ma non i protagonisti, di un’operazione politica più larga». E allora perché non di nuovo Gentiloni? «Chiude il suo mandato con 65.000 occupati in più», con «il reddito d’inclusione, l’equilibrio dei conti pubblici, la difficile gestione dell’immigrazione e il G7 con il rilancio del progetto europeo. Ma ancora molto rimane da fare». Non una dichiarazione di voto, ma quasi.