La Food and Drug Administration americana annulla una detestata restrizione imposta negli anni di Reagan ma con una condizionale piuttosto pesante. Facendo fede a una raccomandazione emessa già l’anno scorso la Fda ha annunciato lunedì la cessazione del divieto alle donazioni di sangue da parte di uomini gay e bisessuali.
Istituito nel 1983, quando l’epidemia dell’Aids era appena agli inizi e non c’era ancora modo di verificare la presenza nel sangue del virus Hiv, scoperto proprio quell’anno, il bando era inteso vita natural durante. Con il passare del tempo, e il progresso avvenuto nei trattamenti per la cura dell’Aids e per la prevenzione dell’Hiv, il divieto era diventato, sempre di più, un simbolo di discriminazione nei confronti degli omosessuali uomini. Non a caso i gruppi per i diritti gay avevano fatto della sua cancellazione uno dei loro obbiettivi.
Se il cambio di politica dalla Fda, annunciato ieri, si può comunque considerare una vittoria, è certo una vittoria al di sotto delle aspettative. Uomini gay e bisessuali potranno, in effetti, da subito donare il loro sangue – ma solo se si sono astenuti da rapporto sessuali per un anno. La clausola dei dodici mesi di celibato, sostiene la Fda, è ancora necessaria per garantire la sicurezza delle scorte di sangue.
Le maggiori organizzazioni per i diritti omosessuali si sono immediatamente pronunciate contro la decisione della Fda. Kelsey Louie, il Ceo di Gay Men’s Health Crisis, ha dichiarato, sul New York Times, che la nuova policy «ignora lo scienza attuale rispetto al tecnologia dei test per l’ Hiv, e allo stesso tempo perpetua lo stereotipo che tutti gli uomini e gay o bisex sono intrinsecamente pericolosi».
«E’ ridicolo e dannoso per la salute pubblica che un uomo omosessuale sposato, che vive una relazione monogama, non possa donare sangue mentre un uomo single, eterosessuale, che in un anno ha centinaia di partner diverse, possa farlo», ha detto alla Reuters il deputato democratico Jared Polis, capo del caucus per l’eguaglianza Lgbt al Congresso.
Sul sito The Daily Beast, Tim Teeman, ha definito la nuova tegola della Fda «omofobica» e notato le complicazioni che potrebbero nascere dai metodi di verifica dei famosi dodici mesi di celibato: «Come si farà a verificare efficacemente il comportamento omosessuale di un gay? Siero della verità? Il lie detector? O mutande speciali da cui si può dedurre la data dell’ultimo rapporto?».
In una conferenza stampa avvenuta lunedì, il vicedirettore della Fda, Peter W. Marks, ha detto che la finestra dei dodici mesi è stata decisa in base alla miglior informazione scientifica disponibile oggi sull’argomento, e conforme ad esempi analoghi in vigore in Inghilterra e Australia.
La decisone, ha aggiunto il dottor Marks, è stata presa tenendo conto dati sulla diffusione dell’Hiv negli Stati Uniti (dove i malati sono ancora per la maggior parte uomini) e sugli screening effettuati per l’ammissibilità dei donatori di sangue.
Un periodo di dodici mesi prima delle donazione è richiesto anche a chi sia fatto fare dei tatuaggi, sia stato inavvertitamente punto da un ago durante una permanenza in ospedale o abbia subito trattamenti per la sifilide e la gonorrea.
Una donna che abbia avuto rapporti sessuali con un uomo bisex è sottoposta allo stessa richiesta.