«Tutti a casa». «Tutti a Roma, per far cadere il governo, per riprenderci lo Stato. Quando? Ve lo diremo presto». La prossima settimana, forse. Danilo Calvani, leader del Coordinamento 9 dicembre, lancia i nuovi obiettivi della protesta dei forconi. Lo dice a Genova, dove lascia il comizio a bordo di una Jaguar («non è mia», precisa), prima di recarsi a Torino, dove, in piazza Castello, ribadisce il concetto.

Ieri terzo giorno di mobilitazione in tutta Italia. Blocchi stradali, presidi e manifestazioni proseguiranno fino a venerdì. Ma da questa mattina a Torino riapriranno i mercati. In serata, il movimento ha, però, invitato le persone a «fare rifornimento» perché ci sarà «un blocco totale degli autotrasportatori». Nella città della Mole ancora cortei (uno corposo al mattino con gli studenti medi) e traffico in tilt, alcuni presidi sono stati sgomberati dalla polizia, poi la protesta si è radunata in piazza Castello, una piazza composita: ambulanti, esponenti dell’estrema destra, ultras e tanti giovani che arrivano dalle periferie della città, ma anche militanti dei centri sociali, che dall’inizio seguono le manifestazioni: «Non aderiamo, ma stiamo dentro alla protesta per invertirne la rotta». Blocchi anche nella cintura, a Nichelino il sindaco Pino Catizone è chiuso da tre giorni nel Comune con i vigili: «Siamo assediati e non riusciamo a uscire, i manifestanti che chiedono le mie dimissioni sono minacciosi. Mi ha telefonato il ministro Alfano, sostenendo che sequestrare un sindaco dentro un Comune è inaccettabile. Ha promesso rinforzi delle forze dell’ordine».

Nel capoluogo piemontese, mentre la Procura indaga per devastazione, le forze dell’ordine hanno denunciato 32 persone per «plurimi e arbitrari blocchi alla circolazione stradale» e hanno arrestato due persone per violenza privata aggravata (un camionista e un dimostrante). In serata, davanti a Palazzo di Città, si è svolto, invece, un contropresidio per la democrazia, autoconvocato da centrosinistra e sindacato per «non lasciare le strade in mano ai Forconi».

La protesta è ancora alta in tutta Italia. A Savona i titolari di una libreria sono stati minacciati da un gruppo di studenti vicini ai forconi: «Chiudete la libreria, bruciamo i libri», hanno urlato. Una frase da brividi. I librai hanno risposto a tono: «Ma andate a studiare». La vicenda non ha avuto conseguenze, ma ha suscitato indignazione sul web, dove è stata condivisa la foto di un rogo tristemente celebre, quello del 1933 a opera dei nazisti. La Cgil ha denunciato atti violenti e intimidatori messi in atto dal movimento contro le attività lavorative e sindacali in diversi luoghi: Andria, Cerignola, Barletta, Biella, Savona. A Roma, è proseguito il presidio in piazzale dei Partigiani. Per circa mezz’ora sono stati occupati i binari della metro B nei pressi della stazione Garbatella.

Tensione in Puglia, a Cerignola, i manifestanti hanno lanciato una bomba carta davanti a un supermercato che aveva riaperto dopo due giorni di chiusura. Nel foggiano, martedì, due camionisti sono stati aggrediti dopo essersi rifiutati di fermarsi al blocco sulla statale 16. Invasione dei binari a Bisceglie. Alfano ha, così, avvisato i forconi: «Abbiamo segnali chiari da parte dell’intelligence. Non sto qui ad aggettivare le ali estreme di questo movimento, ma certamente abbiamo gli occhi su di loro e sapremo cosa fare se esagerano». Uno dei leader del movimento dei Forconi, Mariano Ferro, ha denunciato come alla sigla in questi giorni siano stati associati «gruppi di teppisti ed eversivi con i quali non c’entriamo nulla. I veri Forconi si trovano in Sicilia, dove la protesta è pacifica».