Sarà Roberta Torre, il 24 novembre al Museo del cinema, a curare la regia dell’inaugurazione, della trentacinquesima edizione del Torino Film Festival (che durerà fino al 2 dicembre). E la regista presenterà in anteprima a Torino – nella sezione After Hour – anche il suo nuovo film Riccardo va all’inferno, rivisitazione musical del Riccardo III di Shakespeare con protagonista Massimo Ranieri.

La retrospettiva 2017, come anche il Gran Premio Torino al musicista Pino Donaggio, renderanno omaggio al cinema di Brian De Palma e al compositore che ha collaborato con lui per ben sette volte a partire dal 1975 di Carrie – Lo sguardo di Satana fino al prossimo film del regista americano, Domino, ancora in lavorazione.
I titoli in concorso alla trentacinquesima edizione – come sempre opere prime, seconde e terze che quest’anno verranno premiati da una giuria capitanata dal cileno Pablo Larrain – sono quindici, tra i quali il nuovo documentario di Jacopo Quadri, Lorello e Brunello.

I protagonisti sono i due gemelli del titolo, che lavorano nella fattoria di famiglia in provincia di Grosseto, e la loro lotta contro quel «nemico invisibile» che è la legge del mercato globalizzato, responsabile di un abbassamento dei prezzi che rischia di vanificare il duro lavoro dei due fratelli. E dall’Italia viene anche Blue Kids, opera prima di Andrea Tagliaferri – assistente e aiuto regista di Matteo Garrone, che produce il film – una fiaba nera e, scrive il regista stesso, «una storia d’amore e vendetta portata all’estremo».

The White Girl di Jenny Suen – produttrice al suo esordio cinematografico – e Christopher Doyle – Gran premio Torino del 2016 – è invece ambientato nell’ultimo villaggio di pescatori di Hong Kong, e vede al centro della vicenda una ragazza allergica alla luce del sole. La sezione After Hours porta poi a Torino anche The Disaster Artist, commedia biografica di James Franco sul making of di The Room di Tommy Wiseau, famoso come uno dei film più brutti mai realizzati.

Nel centenario della rivoluzione d’ottobre, l’Unione Sovietica è al centro di due film presentati a Torino: The Death of Stalin di Armando Iannucci – in concorso, tratto da una graphic novel francese che racconta proprio i «retroscena» della morte del dittatore – e Chronicles of the Time Troubles di Vladimir Eysner, in programma al TFF doc nella selezione dei documentari internazionali in concorso, e che racconta in tre atti la dissoluzione dell’Unione Sovietica tra il 1989 e il 1991. E in concorso fra i doc internazionali ci sarà anche I Used to Sleep on the Rooftop di Angie Obeid, regista libanese protagonista del doc insieme alla sua ospite Nuhad, fuggita da Damasco a causa della guerra.

La sezione Americana, che fino al 2006 ci aveva fatto scoprire nuovi autori e riscoprire i maestri del cinema Usa, ricompare, senza menzioni del passato, sotto forma di una breve ed eterogenea rassegna – AmeriKana – con l’ambizione dichiarata di esplorare l’America «dei rednecks, dei delusi, dei lobotomizzati, dei poveri senza speranza» che ha votato Trump, dice la curatrice Asia Argento – definita dal programma «guest director» e che in selezione inserisce un suo stesso film: Ingannevole è il cuore sopra ogni cosa. Il motivo di una scelta così inusuale è che girarlo l’avrebbe aiutata a scoprire – scrive – l’America sfigata di cui sopra. Ma che forse non è così semplice da etichettare.