Sono cose che fanno ritornare giovani. Dopo più di vent’anni ieri la procura di Milano, sempre lei, ha arrestato Primo Greganti e Gianstefano Frigerio. Non siamo tornati all’epoca di Tangentopoli, siamo sempre rimasti fermi allo stesso punto, sospesi nel tempo che non passa mai e si accartoccia su se stesso. Questa volta a rischio c’è niente meno che l’Expo, già al centro di un vortice di inchieste. Per chi è giovane davvero ricordiamo che Greganti era il “compagno G”, l’uomo del Pci (poi Ds) finito al centro dei processi di Mani pulite. Famoso perché lui era il duro che non parlava con i magistrati come invece facevano gli altri. Frigerio, invece, è un residuato della Dc poi passato a Forza Italia e pluricondannato nei processi di corruzione del pool milanese dei primi anni Novanta. Le larghe intese sono sempre esistite e non passano mai di moda.

I magistrati hanno detto che i due veterani della bustarella gestivano una “cupola” per turbare gli appalti legati all’Expo e alla sanità lombarda. Con loro sono finiti in carcere anche l’ex senatore di Forza Italia Luigi Grillo, il mediatore Sergio Cattozzo e l’imprenditore Enrico Maltauro. Ma il pezzo grosso agli arresti si chiama Angelo Paris, forse è meno conosciuto ma è nientemeno che direttore pianificazione e acquisti di Expo e general manager dei lavori e dei contratti. Un’altra ordinanza di custodia cautelare è stata spiccata per Antonio Rognoni, l’ex direttore di Infrastrutture Lombarde ai domiciliari da circa un mese per un’altra inchiesta che già aveva fatto tremare l’immenso impianto politico e affaristico che ruota intorno alla fiera.

I provvedimenti di arresto sono stati firmati dal gip Fabio Antezza su richiesta dei pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio che ieri hanno tenuto una conferenza stampa inseme a Ilda Boccassini ed al procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati. Si tratta degli ennesimi sviluppi delle indagini condotte negli scorsi anni sulla presenza della ‘ndrangheta in Lombardia e sulla corruzione che già hanno travolto la giunta Formigoni. Secondo gli inquirenti, tutto girava intorno all’associazione Tommaso Moro gestita da Frigerio. Nei suoi locali sarebbero passati numerosi politici, direttori sanitari e imprenditori. Un giro di conoscenze documentato da un’enorme mole di intercettazioni telefoniche definite “clamorose”. Primo Greganti sarebbe stato il tramite con il mondo della cooperative. Si tratta dell’ennesima conferma della storica alleanza tra Cl e “coop rosse” coperta dalla politica bipartisan che da vent’anni domina la Lombardia (Penati insegna). In cambio di notizie e privilegi agli imprenditori per l’assegnazione di appalti, gli arrestati avrebbero intascato decine di milioni di euro e avrebbero promesso avanzamenti di carriera ai dirigenti pubblici compiacenti grazie a contatti politici di alto livello, veri o millantati. Sarebbero documentati rapporti con Berlusconi, Previti, Gianni Letta, il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, i quali però al momento non sono coinvolti nell’inchiesta. Frigerio & Co. vantavano agganci un po’ con tutti, compresi Bersani e Tosi.

Paris, secondo i giudici, sarebbe stato “totalmente sottomesso ai voleri dell’associazione per delinquere”. Addirittura in un’intercettazione avrebbe detto: “Io vi dò tutti gli appalti che volete basta che favorite la mia carriera”. L’associazione si sarebbe data da fare per convincere il governatore Maroni a nominare Paris come direttore di Infrastrutture Lombarde dopo l’arresto di Rognoni.

“Abbiamo reciso nel più breve tempo possibile i rami malati proprio per consentire ad Expo di ripartire al più presto”, ha dichiarato il procuratore Bruti Liberati cercando di tranquillizzare tutti sul fatto che Expo si farà comunque. L’inchiesta non è stata firmata dal pm Robledo ed è oggetto del suo esposto al Csm proprio contro Bruto Liberati. Robledo da settimane denuncia presunte irregolarità nell’attribuzione dei fascicoli. Dunque sembrano emergere due linee all’interno della procura milanese, una decisa ad andare fino in fondo nelle inchieste costi quel che costi, l’altra più prudente che vuole fare giustizia ma non vuole affossare definitivamente la fiera. Un atteggiamento ripreso anche dal sindaco Pisapia che ha dichiarato: “Pensare che non ci sarebbero stati tentativi di infiltrazione criminale in Expo era fuori da qualsiasi logica per chiunque conosce il paese. Ma sono stati bloccati in tempo”. Il tempo, sembra non passare mai eppure scorre troppo in fretta. A Expo manca meno di un anno.