Il bosco è il luogo dove si diradano i sogni nelle prime ore del mattino. È il luogo in cui la bruma confonde e inventa nuovi contorni a personaggi un tempo noti e ora desolatamente sconosciuti. È anche – e soprattutto – uno spazio che pone domande in quel romanzo di formazione concentrato che è la fiaba di Cappuccetto Rosso, dove una bambina si trova a lottare contro i fantasmi del suo tempo sospeso tra infanzia e adolescenza, deviando, immaginando, disubbidendo alla strada consueta e già additata da altri.

COSÌ NELLA POETICA rivisitazione che di quella storia fa l’illustratrice e autrice Giovanna Ranaldi, la protagonista è solo una silhouette rossa, oppure una bimba adagiata in uno stato di semiveglia, «rapita» da sdoppiamenti imprevisti di lupi e cacciatori, «segnata» dall’incedere del tempo sotterraneo, là nei tronchi degli alberi, sezionati per lasciare in vista l’impronta della loro genitorialità simbolica. Altrimenti, l’età dell’origine sarebbe invisibile e, quindi, indicibile.

A OFFICINENOVE si è appena inaugurata la mostra personale Rosso e Bosco di Giovanna Ranaldi, a cura di Michela Becchis, con un allestimento di Monika Pirone che lascia ondeggiare le tavole illustrate su strati di tulle, «fingendo» un bosco privo di rami ma delineato da frontiere aperte che invitano all’attraversamento. Linee e barriere trasparenti che costellano la natura di emozioni, rendendo il cammino incerto fra spavento, spaesamento e improvvise giravolte del destino che non disdegnano lo scambio dei ruoli in quel teatro della vita nascosta rappresentato dalla nodosa selva.

I DISEGNI DI RANALDI – graffiati nel colore, recuperati e riaffiorati dall’interno, quasi sinopie antiche – costituiscono poi le pagine del silent book Il bosco, la ragazza e il lupo, che uscirà in una specie di anteprima per le edizioni Kite il 21 settembre (verrà presentato al finissage della mostra), al prezzo di 20 euro, mentre in libreria arriverà in novembre. Non tutte le tavole esposte verranno «impaginate», alcune resteranno vagabonde, impregnate dell’umore solitario di Cappuccetto Rosso. A non molti lettori (e, in questo caso, osservatori) è venuto forse in mente che quel racconto di rapida crescita è intriso di malinconia. E che, in fondo, incontrare il lupo è una risorsa di felicità, un possibile abbattimento di muri incomunicabili. Gioca con lui Cappuccetto Rosso e rischia la pelle. Niente di nuovo per le nostre geografie sentimentali: il passo è obbligato per tutte le generazioni.