I primi casi confermati di coronavirus in Italia sono in condizioni «discrete», secondo il primo bollettino medico diffuso ieri dall’istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, specializzato nella gestione delle malattie infettive.

Della coppia di turisti cinesi in viaggio in Italia, lui, 66 anni, ha un interessamento ai polmoni mentre lei (un anno più giovane) ha sintomi decisamente più lievi. La terapia prevede la reidratazione e gli antibiotici per l’uomo e solo una terapia locale per la donna.

Secondo le ricostruzioni, i due hanno effettuato spostamenti limitati, per lo più all’interno del loro albergo e nei dintorni e protetti da una mascherina. Oltre a loro, nell’istituto sono ricoverati altri 12 casi sospetti provenienti da diverse regioni della Cina per i quali si attendono i risultati dei test, più 20 persone senza sintomi, tenute in osservazione perché sono entrate in contatto con la coppia di turisti.

ALTRE 3 SONO SORVEGLIATE presso il proprio domicilio, e 9 sono state già dimesse dopo l’esito negativo dei test. I medici hanno fornito dettagli riguardo a un terzo caso, un operaio rumeno che ha lavorato presso lo stesso hotel in cui alloggiavano i turisti ma che non sarebbe mai entrato in contatto con la coppia.
Anche per lui si attendono i risultati delle analisi. Secondo il direttore dell’istituto Giuseppe Ippolito, i contatti rintracciati dovrebbero bastare a tenere sotto controllo l’eventuale focolaio.

Tuttavia «è possibile che si presentino altri casi nei prossimi giorni», ha detto. Dallo «Spallanzani viene smentita una voce circolata negli ultimi giorni: «non è vero che la nostra accettazione è chiusa, anzi: in questo periodo siamo aperti 24 ore su 24». Negativi anche 28 casi sospetti in Lombardia, dove per altri cinque si attendono i risultati, così come per un caso a Treviso e uno a Palermo.

IERI SONO CONFERMATI i primi contagi in Gran Bretagna, Russia e in Svezia. Il numero totale di persone infette nel mondo ha raggiunto quota 9.811, con 213 vittime tutte sul territorio cinese. La notizia incoraggiante è che il numero di persone guarite, 214, per la prima volta ha superato il numero dei morti.

L’attenzione della comunità scientifica si è concentrata sul piccolo focolaio tedesco, dove il sesto caso confermato riguarda un bambino. Si tratta del figlio di uno dei dipendenti dell’azienda bavarese colpita dal virus, ed è un caso molto raro perché finora la malattia ha coinvolto pochissimi bambini. Ma ciò che ha destato preoccupazione è la possibilità che il contagio tedesco sia partito da una persona che non manifestava i sintomi della malattia.

LA POSSIBILITÀ È VENTILATA da una ricerca pubblicata sulla rivista New England Journal of Medicine dai medici dell’ospedale universitario di Monaco di Baviera. «Tutte le malattie infettiva hanno un periodo di incubazione che può andare da un minimo di 48 ore a 14 giorni e in questo periodo è possibile la trasmissione senza sintomi», ha spiegato la virologa Ilaria Capua. Tuttavia, l’eventualità di contagi da persone asintomatiche è ritenuta molto probabile.

«Anche secondo gli ultimi dati del Centro europeo di controllo delle malattie, la possibilità di infezione da persone asintomatiche non rappresenta un rischio significativo» ha affermato Giuseppe Ippolito durante la conferenza stampa allo Spallanzani. Quantificare questi rischi è difficile e prematuro, in ogni caso.

«Servono più dati per supportare l’ipotesi di infezione da persone asintomatiche», ha detto per esempio Isaac Bogoch, docente di malattie infettive all’Università di Toronto al sito vox.com. «Se anche ci fosse qualche raro caso, non sono queste le persone che diffondono le epidemie».

NON È LA PRIMA IPOTESI sul coronavirus che fa discutere la comunità scientifica, e non sarà l’ultima. L’utilissima iniziativa degli editori scientifici di diffondere immediatamente le ricerche che riguardano il coronavirus ha l’effetto secondario di mettere in circolazione studi che non hanno superato il tradizionale processo di selezione e revisione applicato dalle riviste scientifiche.

È possibile dunque che venga pubblicata anche qualche ricerca poco accurata, che richieda ulteriori dati prima di essere confermata o smentita.