È stato un altro giorno di guerra in Libia quello appena trascorso. Un conflitto radicato che nemmeno l’emergenza Covid-19 frena, nonostante il peso insormontabile sulle spalle di un sistema sanitario già collassato da anni.

Le forze del generale Khalifa Haftar hanno pesantemente bombardato la capitale Tripoli, reazione furiosa alla controffensiva di successo archiviata a ovest due giorni fa dal rivale Fayez al-Sarraj, premier del Governo di accordo nazionale (Gna), internazionalmente riconosciuto.

Sono state colpite diverse abitazioni vicino la base aerea di Mitiga, ma non si sarebbero registrate vittime.

Il giorno precedente, lunedì, le forze tripoline avevano strappato alle milizie legate all’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl) di Haftar le città costiere a ovest della capitale: Surman, Sabrata, Al-Ajilat, Al-Jamail, Riqdalin, Al-Essa e Zeltin, in direzione del confine tunisino.

Una controffensiva significativa ma possibile, secondo i media locali, solo grazie ai droni inviati dalla Turchia che hanno colpito anche i convogli di Haftar in ritirata, facendo numerose vittime: avanzando lungo la costa occidentale, fino alla frontiera di Ras Jdeir, il Gna ha così spezzato l’accerchiamento della zona di Tripoli. Ribattezzata Tempesta di pace, l’operazione – e l’alleato turco, ormai indispensabile – permette a Sarraj di tirare un po’ il fiato.

Ad Haftar va meglio a est di Misurata: ieri, riporta Agenzia Nova, l’esercito di Bengas ha assunto il controllo dell’ingresso occidentale della strategica città-natale di una delle milizie libiche più potenti fin dal 2011 e ufficialmente alleata del Gna.

Ma quella che doveva essere una guerra-lampo, lanciata ormai un anno fa dal generale libico, non sta portando alcun risultato se non un ulteriore collasso socio-economico del paese e una divisione politica incistata e sempre più difficile da rimuovere con l’arma della diplomazia. Tanto più alla luce della scarsa volontà di dialogo e della pressoché totale assenza di interessi comuni tra i due fronti regionali opposti, quello pro-Tripoli e quello pro-Bengasi.