Si continua a morire nella guerra tra Rasd e Marocco, e non solo al fronte. Il 3 dicembre lungo il confine est tra Mauritania e Sahara Occidentale, nella zona di Mijek, un drone marocchino ha colpito in pieno un fuoristrada con a bordo un civile mauritano che è rimasto ucciso.

Non è la prima volta che accade. Sotto accusa sono sempre i velicoli telecomandati dalle truppe di Rabat, verso cui ha espresso malumore anche Sidi Mohamed Ould Maham, in passato già ministro della Cultura e dell’Informazione del governo di Nouakchott e attuale leader del partito Union for the Republic. Alla testata giornalistica Middle East Monitor, Maham ha detto che «il disprezzo del sangue mauritano è una questione che non può essere tollerata».

Pur se non si registrano ancora prese di posizione ufficiale dal governo mauritano, va ricordato che i legami con il Marocco non sono affatto idilliaci. Non solo per il continuo rafforzamento militare del governo guidato da Mohammed VI e per l’accordo con Israele che ha fornito al Marocco le tecnologie necessarie per diventare il primo stato africano in grado di costruirsi autonomamente droni da combattimento, ma anche per questioni economiche.

Lo scorso settembre a Nouakchott, durante la XIX Commissione mista per la Cooperazione algerino-mauritana, è stato firmato un accordo tra due paesi che prelude alla costruzione di un collegamento stradale tra la città di Tindouf in Algeria a quella di Zouerate in Mauritania, aumentando in tal modo le relazioni commerciali. Il tutto si innesta in una rete di comunicazione più ampia che permetterà alla Mauritania di essere al centro di due importanti assi stradali, la Cairo-Dakar e la Algeri-Dakar, strategici sia dal punto di commerciale che geopolitico, con la conseguenza di un isolamento del Marocco tra paesi sub-sahariani e maghrebini.