Da un anno sono i Dimenticati. Hanno scritto lettere, firmato appelli, invocato un segnale dalla politica. Nulla, buio totale, silenzio assoluto. E così, essendo abituati a farsi venire idee, un gruppo di lavoratori dello spettacolo dal vivo (attori, registi, scenografi, tecnici, musicisti) ha deciso di compiere un gesto simbolico: inforcare le biciclette e partire per una Milano-Sanremo fatta a modo loro, e cioè in sei tappe, anche perché pedalare per 329 chilometri in un giorno solo se non si è professionisti della ruota sarebbe stato molto autolesionista. Il 24 febbraio scorso è così iniziata da Milano «L’ultima ruota», viaggio in bici che ha come protagonisti 12 artisti che arriveranno a Sanremo il primo marzo, un giorno prima dell’inizio del Festival, data scelta nella speranza che Fiorello e Amadeus dicano sul palco più famoso della televisione italiana che la cultura è necessaria e che bisogna ascoltare i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo, dare loro un programma con tappe precise per le riaperture, garantire la tutela dei diritti fondamentali, il rispetto della loro dignità umana e professionale.

QUANDO UN ANNO FA teatri, cinema, musei e sale da concerto chiusero da un giorno all’altro, l’80 per cento delle persone che lavorano in questo ambito, non avendo posti fissi o contratti a termine, si trovarono all’improvviso sull’orlo di un baratro, senza sostentamento né prospettive. Sono attori, registi, scenografi, tecnici, macchinisti, musicisti, direttori artistici. Nessuno ha pensato a loro, nessuno li ha aiutati, nessuno li ha ascoltati. Invisibili. Come se non esistessero. Non è stato un bello spettacolo.
«Il nostro – dicono gli ideatori de “L’ultima ruota” – è un atto poetico e politico, un gesto artistico, un’azione epica e gentile come la bicicletta che, con le sue salite e discese, è la metafora del mestiere dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo dal vivo. Con questa Milano-Sanremo vogliamo affermare con forza che la cultura è necessaria per la salute psicofisica dei cittadini e delle cittadine».

IN UNA LETTERA scritta apposta per questa impresa, lo scrittore e regista Marco Baliani dice: «La cultura è l’insieme dei linguaggi che formano una società. Avviene e cresce cultura quando il cittadino, non più consumatore, è capace di stare in ascolto. Con curiosità e stupore. Capace di ascoltare il sapere di un idraulico con lo stesso entusiasmo conoscitivo con cui può ascoltare il sapere di un filosofo, le diversità di esperienze, le diversità geografiche, etniche, religiose per nutrirsene e farle proprie. Ascoltare è l’inizio di un processo culturale semplice, alla portata di tutti, è da lì che poi si passa al dialogo, al racconto, allo scambio…Non è la politica a governare la cultura ma l’esatto contrario, il cittadino produttore di cultura è creatore di polis, di comunità, di cittadinanza a cui è orgoglioso di appartenere e di cui sente responsabilità. E quindi è la cultura a determinare la politica e le sue scelte. L’esatto contrario di ciò che accade in queste nostre oligarchie occidentali mascherate da democrazia».

PER SOTTOLINEARE che lo spettacolo dal vivo è compenetrato con il territorio, nei piccoli centri, nella provincia, fatto da una miriade di gruppi teatrali e musicali, circoli, assciazioni, compagnie, la carovana a pedali a ogni tappa si ferma in piazze, davanti a scuole, musei e teatri chiusi e annichiliti nelle loro attività. Da Pavia a Novi Ligure (la città di Coppi e Girardendo) da Genova ad Arenzano, e poi Savona, Albenga, Laigueglia si raccolgono testimonianze di gruppi, artisti, circoli, ogni momento documentato sulla pagina facebook de “L’ultima ruota”. Di questa impresa, ciò che conta non è l’arrivo, ma quello che racconta tappa dopo tappa, artista dopo artista e che dice «Non siate sordi, voi che governate».