Le parole e i disegni raccontano la vita intensa della «Traductora», Julia Dobrovolskay, che in Spagna traduce i dirigenti militari russi durante la guerra civile del ’36. Che poi cerca di fuggire alla «tenaglia sovietica» dopo dei matrimoni e la prigione. Che è «molto bella, molto intelligente, ebrea». E che i cineasti conoscono e frequentano a Milano: «Sempre enigmatica. Lotta per la libertà. Non tornerà più in Russia … Con lei abbiamo incontrato Nina Berberova, in persona e attraverso i suoi libri».

 

La Traductora è uno dei film che sarà proiettato lunedì 11 giugno (Fondazione Feltrinelli di Milano, dalle 18.30, ingresso gratuito) nel corso di una serata per ricordare, tutti insieme, Angela Ricci Lucchi, artista, cineasta, e nel modo più bello, con i film, il lavoro, il fare condiviso, come la vita, insieme al compagno Yervant Gianikian.

 

Col titolo «I Diari di Angela» l’omaggio propone poi un altro ritratto femminile, Una donna a Berlino, una giornalista, anonima, che torna in Germania alla fine della guerra e affronta la violenza, l’arrivo dei russi, il disprezzo dei tedeschi. Entrambi fanno parte di Viaggio in Russia, installazione su sei schermi realizzata da Gianikian e Ricci Lucchi per l’ultima edizione di Documenta a Kassel (2017), un lavoro di ricerca iniziato nell’89 che arriva fino a oggi, che si intreccia alla loro esperienza, caratterizza la loro poetica, e che per questo, è ancora aperto. E Pays Barbare (2013), riflessione potente sul fascismo più che mai attuale.

 

 

Tutti hanno la voce di Angela, in La Traductora e in Una donna a Berlino ci sono i suoi disegni, quegli acquerelli costellazioni di figure, rotoli di storie – come quello infinito di Viaggio in Russia – che sono il suo segno personale nel cinema della coppia e che, come i suoi taccuini di scrittura fittissima (li vediamo nel bellissimo libro The Arrow Of Time, Humboldt)) compongono una narrazione attenta, ironica, precisa del mondo.

 

 

Perché è un cinema (e un’ arte) che comincia dalle mani quello di Ricci Lucchi e Gianikian, da una grana fisica che dell’immagine mantiene la sacralità, il gioco, il tempo, l’innocenza.

 

 

Insieme a Yervant Gianikian ci saranno tra gli altri Robert Lumley che al lavoro dei due artisti ha dedicato il prezioso Dentro al fotogramma (Feltrinelli) e Paolo Mereghetti. «I Diari di Angela» è il primo omaggio, ce ne sarà un altro il prossimo 20 giugno al Centre Pompidou di Parigi che agli artisti aveva dedicato una retrospettiva nel 2015.