Una Corte d’Appello a San Francisco potrebbe presto rilasciare una sentenza sulla direttiva di Donald Trump riguardo il «Muslimban», il blocco di tutti i rifugiati e visitatori provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana. All’amministrazione Trump è stato ordinato di presentare una nota dove si dettaglia e si spiega legalmente l’azione di questo provvedimento anti immigrati; dovrebbe essere l’ultimo round del combattimento legale che ha avuto inizio venerdì, quando un giudice della corte distrettuale federale di Seattle ha sospeso l’ordine a livello nazionale.Quanta autorità costituzionale il presidente abbia su tema di immigrazione, è uno degli elementi principali del caso.

CON LA SOSPENSIONE del divieto di viaggio, i rifugiati che hanno già passato tutti i controlli preliminari da parte del governo americano, possono ora entrare negli Stati uniti, così come tutti i viaggiatori che hanno visti. «Stiamo incoraggiando le persone che possono farlo a non aspettare oltre ed a venire in America nel più breve tempo possibile», ha detto il direttore di uno dei servizi legali e gruppo di pressione per gli immigrati.

La sensazione collettiva è che la battaglia sarà costante, ma, come specifica il gruppo degli avvocati volontari di NoBanJFK, che ha assistito oltre 130 famiglie i cui cari erano stati trattenuti a seguito del divieto, è stato creato un sistema legale, la scorsa settimana, che si ritiene aiuterà gli sportelli legali a combattere le politiche di immigrazione di Trump nelle settimane e nei mesi a venire. Oltre al divieto di viaggio, Trump ha infatti firmato ordini esecutivi che potrebbero dare il potere alla Immigration and Customs Enforcement (Ice), di deportare una più ampia fascia di cittadini allargando il bacino delle amministrazioni precedenti.

IN UNA RECENTE ANALISI il Los Angeles Times ha stimato che ben 8 milioni di persone potrebbero essere considerate deportabili; i legali prevedono che si potrà assistere a blitz dell’Ice su larga scala, presso tutti quei luoghi che si avvalgono della forza lavoro di cittadini non americani e per lo più illegali, come ristoranti, fabbriche e fattorie. «Ciò che abbiamo implementato in questi giorni, questo sistema di difesa legale, però, sarà replicabile – dice Camille Mackler, direttore delle iniziative legali presso la New York Immigration Coalition – Non per un’altra emergenza negli aeroporti, ma per quando faranno incursioni ad esempio nei caseifici dello stato di New York, o a Long Island. Saremo già preparati per reagire».

LA RISPOSTA DI TRUMP è puntualmente arrivata tramite l’amato Twitter a cui ha affidato sia la rabbia nei confronti dei giudici che stanno, a suo dire, esponendo l’America a grossi pericoli e che saranno i colpevoli in caso «dovesse accadere un attentato negli Stati uniti», dei sondaggi che cercano di screditarlo dandogli un livello di apprezzamento popolare basso, e ovviamente l’odiata stampa corrotta come il New York Times e le emittenti televisive Cnn, Abc, Nbc.

MA IL TEMA DELLA GIORNATA è il voto del senato per la conferma di Betsy DeVos come segretario all’Istruzione. Nei giorni scorsi due senatrici repubblicane, Susan Collins e Lisa Murkowski, avevano annunciato il loro voto contrario e visto che i repubblicani al senato contano su di una maggioranza di 52 seggi contro i 48 dei democratici, il loro voto porta la situazione in parità. Per confermare DeVos sembra indispensabile il voto del vicepresidente Pence, ed è dal 2008 che non si ricorre al voto del vicepresidente per la nomina di un candidato. Ma nel primo pomeriggio i democratici hanno annunciato una maratona verbale non stop durante il giorno e la notte di lunedì, per esprimere opposizione alla nomina di DeVos e più di tutto convincere un altro repubblicano ad unirsi a loro in modo da affossare la sua conferma. La maratona di 24 ore di discorsi si concluderà martedì a mezzogiorno per andare al voto.
Questo non sarà un ostruzionismo, hanno specificato i democratici, ma un tentativo di richiamare l’attenzione di più gente su questo voto, e aumentare la pressione pubblica sui senatori Gop che hanno già ricevuto decine di migliaia di telefonate ed e-mail da parte della loro base che si oppone a DeVos come ministro dell’Istruzione.