Intorno alle candidature infuriano polemiche, diffide, intimazioni a dimettersi, minacce di querela. In larga parte, sono i danni collaterali di una pessima legge elettorale, voluta ad ogni costo da apprendisti stregoni con arrogante sicumera, o stupidità politica.

Il Pd e il centrosinistra hanno preso un colpo diretto. La quota di collegi maggioritari uninominali consegna al centrodestra un sostanzioso vantaggio, grazie alla posizione di forza della Lega nel Nord. Un distacco che a due settimane dal voto si mostra probabilmente incolmabile, togliendo anche peso al richiamo del voto utile per il Pd. Certo, il centrodestra deve rimanere unito. Ma Berlusconi e Salvini hanno messo in campo un gioco delle parti, dicendo ciascuno l’opposto e colluttando sulla premiership, e però al tempo stesso riaffermando la solidarietà di squadra. Non è un buon viatico per un eventuale futuro governo. Ma tant’è.

I danni collaterali vengono invece, per tutti, dalle liste bloccate e dal voto congiunto. Il M5S scopre tra i propri candidati chi ha occultato relazioni pericolose, precedenti politici, colpe come la mancata restituzione del soldo parlamentare. L’impatto negativo può essere pesante, non tanto sulla base consolidata del movimento, quanto sulla acquisizione ulteriore di un voto di opinione che potrebbe lanciare M5S in un’orbita di effettiva competitività sul governo. È appena il caso di notare che se fosse stata ammessa la preferenza, basterebbe oggi invitare gli elettori a non esprimerla per i candidati reprobi. I quali, invece, saranno comunque eletti.

Di Maio pensava di risolvere il problema con l’impegno dei candidati alle dimissioni, una volta eletti. Ma non c’è alcuna garanzia che le presentino davvero, né che siano accettate dalla camera di appartenenza. Nemmeno era stata considerata la cinica genialità di Berlusconi, che subito ha invitato i reprobi al cambio di casacca. Le invettive sul tradimento degli elettori, che in passato lo stesso Berlusconi ha scagliato contro altri quando gli tornava utile, non disturbano affatto il lavoro del suo chirurgo plastico. Sapendo poi gli interessati di non avere futuro nel movimento, non meraviglierebbe certo che l’invito fosse accettato, dando al centrodestra, già prevalente, i pochi seggi aggiuntivi necessari per la maggioranza. Il cambio di casacca sarà pure esecrabile, ma val bene un governo. Come la pecunia, non olet.

Nel Pd si teme che vicende come quella di De Luca jr, unitamente alla scomposta reazione della famiglia, possano causare nel Sud uno smottamento potenzialmente fatale per il partito. E non è la sola polemica in atto. Con gli equilibri prevedibili nel Nord e nel Centro, il Sud può essere decisivo. Il voto di preferenza avrebbe consentito di sedare le risse senza spargimento di sangue, bastando un invito agli elettori a fare il vuoto intorno a questo o quel candidato. La lista bloccata obbliga chi vota al tutto o niente. E dunque il conto arriva ai compagni di lista del candidato e al partito.

Anche il voto congiunto tra maggioritario e proporzionale rafforza l’effetto negativo. La possibilità di votare separatamente e diversamente nel proporzionale e nel maggioritario avrebbe invece consentito di contenere il danno nella sola parte appesantita da una presenza dannosa e ingombrante.

Quando i soggetti politici sono destrutturati o evanescenti, il voto rimane come il momento della verità, unico effettivo strumento di selezione del ceto politico. È dunque essenziale consentire a chi vota la scelta libera del proprio rappresentante. Preferenza e voto disgiunto avrebbero realizzato tale obiettivo, al tempo stesso evitando o riducendo la rissa sulle candidature controverse o sbagliate.

Per questo è in corso la raccolta delle firme su una proposta di legge elettorale di iniziativa popolare volta a sollecitare, nella legislatura che verrà, le modifiche opportune. Non c’è da illudersi. In specie se uscisse dalle urne – o anche da una successiva campagna acquisti e conseguenti cambi di casacca – una maggioranza, vorrebbe poi mettersi sulla via di modificare le regole in base alle quali è nata?

In ogni caso, bisogna tentare, e sperare in un ravvedimento operoso, nell’interesse di tutti. I nostri padri usavano dire che il tempo è galantuomo. Speriamo che tale sia tuttora.