Se c’è una città che ha la scultura dentro la propria anima, cioè la materia che si fa vita e senso di civiltà, questa è Matera. Naturalmente si parla della città antica dei Sassi e del suo retroterra murgico pieno di chiese rupestri. È inevitabile leggere questo abitato anche attraverso le sue mostre. A parte andrebbe analizzato il lavoro del circuito museale delle Soprintendenze che hanno avuto un rilancio e un rinnovamento negli ultimi anni.
Qui invece ci soffermiamo sull’uso di alcune chiese rupestri e del paesaggio murgico che ha fatto da scenario, ormai da tantissimi anni, per esposizioni rinomate, le Grandi Mostre della Scultura nei Sassi. In altri articoli dovremo trattare la storia di queste mostre, il grande lascito di un critico rigoroso come Giuseppe Appella, il lavoro encomiabile e certosino di un circolo storico come La Scaletta.
Oggi ci interessa rimarcare il ruolo fondamentale di questa città nel mondo dell’arte e della scultura. Senza di cui Matera sarebbe privata della sua «anima» culturale. Mater e Materia sono stati i due termini usati in un gioco di parole per identificare la città dei Sassi. La materia è la madre di questa città e la scultura ne è il suo distintivo sul piano artistico e culturale.
Lo capì Pietro Consagra che, assieme ad altri artisti, nel 1978 stilò la famosa Carta di Matera del Fronte dell’Arte in cui si diceva: «La difesa del patrimonio artistico nazionale e del paesaggio, la pressione verso una città umanizzata, la ricerca nel fare architettura come opera d’arte, l’attenzione alle manifestazioni artistiche nazionali e internazionali, sono competenza del Fronte. Una città come opera d’arte deve essere restaurata nella sua stessa tipologia storica».
Altri tempi. Però oggi è sicuramente il momento di una nuova svolta, di una nuova Carta per questa città. Chi ne sarà capace? Le grandi mostre nei Sassi proseguono nonostante la crisi che c’è stata tra organizzatori ed ex direttore artistico. Quest’anno rendono omaggio al novantacinquenne Pietro Guida con le sue opere in cemento e gesso (la mostra è visitabile fino al 7 gennaio 2017) in cui tratteggia il suo particolare universo del mondo, soprattutto femminile. Dice Ivan Focaccia, presidente del circolo La Scaletta che ha voluto questa rassegna: «È il racconto di un popolo di statue in grado di suscitare in ognuno di noi grande seduzione e profonde emozioni. E il complesso rupestre delle due chiese di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci consegnano al visitatore l’idea dell’ascolto religioso di queste opere». E il gesso del Ritratto di Enzo o il cemento di Apollo e Dafne e del Minotauro e la fanciulla, o ancora Leda e il cigno e Rock ’n roll, o Il bacio e L’equilibrista propongono un racconto non completo ma interessante di questo scultore.
La figuratività di Guida, pur avendo un alone classico, antico, che rende suggestive le sue opere, è ormai archeologia nella storia delle mostre a Matera.
L’informale, anche nel suo stile più alto, ha attraversato i Sassi in tutti questi anni. Che reclamano un excursus dentro le sperimentazioni più ardite della scultura contemporanea. Matera è città a cui sta stretto l’abito dello sguardo che punta a ritroso.