«Un furto vero e proprio e un inganno per i cittadini». Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, usa parole nette per definire le scelte del governo Letta sull’uso dell’8 per mille. Soldi da destinare ad attività sociali e culturali utilizzati invece per obiettivi molti diversi. È tutto qui – nello scarto tra le volontà espresse dai contribuenti e le decisioni governative – il cuore della denuncia presentata ieri in una conferenza stampa da alcuni deputati di Sel (Giulio Marcon e Sergio Boccadutri) e del Pd (Gianni Melilla e Paolo Beni).

La conferenza si è tenuta nella sala stampa della Camera un’ora prima dell’inizio della discussione in commissione Bilancio del decreto con cui il governo stabilisce l’uso dei soldi dell’8 per mille di pertinenza statale: poco più di 400mila euro destinati ad appena 4 progetti. La somma raccolta nel 2013 era però molto più alta: quasi 170 milioni di euro, mentre i progetti presentati al governo dalle varie organizzazioni, enti e istituzioni erano all’inizio 1.187. La presidenza del Consiglio ha ritenuto ammissibili 936 di questi progetti, nelle 4 aree tematiche previste dalla legge 22 del 1985: «interventi straordinari per la fame nel mondo; calamità naturali e consolidamento idrogeologico; assistenza ai rifugiati; conservazione dei beni culturali». Il decreto discusso ieri è stata fortemente criticato dai deputati di Sel, usciti dall’aula per protesta al momento del voto. Il resto dei soldi, spiega Giulio Marcon, primo firmatario di una mozione e di una interrogazione su questo tema, «è stato usato indebitamente per esigenze straordinarie di finanza pubblica»: quasi 36 milioni di euro per pagare i debiti della pubblica amministrazione alle imprese; altri 10 milioni per coprire le spese del decreto del «Fare»; 20 milioni per la copertura dell’Ecobonus, e una parte per finanziare gli incentivi per le nuove assunzioni di lavoratori fino ai 29 anni di età (legge n.76 del 2013).

Per il deputato del Pd Paolo Beni, «usare i fondi dell’8 per mille come un salvadanaio» consolida una prassi già inaugurata nelle precedenti legislature, «mette a repentaglio attività fondamentali come l’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati» e aumenta «la sfiducia dei cittadini verso la politica». Di «un gravissimo difetto di trasparenza» ha parlato Grazia Naletto, presidente dell’associazione Lunaria e portavoce della campagna Sbilanciamoci!, mentre Berardino Guarino del Centro Astalli di Roma ha chiesto «che venga ripristinata la legalità».

Sono diversi gli impegni che il governo ha disatteso: già dall’aprile scorso infatti si era impegnato a informare le commissioni competenti sulle modalità del ripristino dei fondi stornati per altri scopi (un impegno ora previsto dal nuovo regolamento sulle procedure per l’uso dell’8 per mille). La scorsa estate l’allora viceministro all’Economia Stefano Fassina si era impegnato su questo. Da allora, nulla è cambiato. «E lo scippo continua», come ha sostenuto Domenico Chirico, direttore dell’associazione Un ponte per…