«Vogliamo vivere dignamente e nella legalità» è il grido dei sans-papiers, migranti in attesa di regolarizzazione che a fine gennaio hanno deciso di occupare la chiesa del Beghinaggio nella centralissima place Sainte-Catherine, nel cuore della città di Bruxelles. Diversi collettivi di sans-papiers hanno deciso di passare all’azione per rivendicare maggiore sostegno da parte delle autorità pubbliche.

ESASPERATI DA CONDIZIONI di vita rese ancora più precarie dalla crisi sanitaria da Covid-19. In 150, soprattutto famiglie, hanno occupato con tende, materassi e sacchi a pelo uno dei luoghi simbolo del centro storico di Bruxelles. «Il nostro obbiettivo è quello di attirare l’attenzione della autorità pubbliche» e in particolare del ministro-presidente della regione di Bruxelles-capitale Rudi Vervoort, del partito socialista francofono, e del segretario di stato all’asilo politico e all’immgrazione Sammy Madhi, del partito cristiano-democratico fiammingo CD&V (una carica che nella precedente legislatura era occupata dall’energico Theo Francken, nazionalista fiammingo, noto sulla stampa internazionale per i suoi propositi dichiaratamente anti-immigrati).

AD OGGI LE OCCUPAZIONI in corso nella città di Bruxelles sono quattro e coinvolgono circa 500 persone, di cui un quarto minorenni. L’occupazione della chiesa del Beghinaggio nella centralissima piazza Sainte-Catherine, è solo l’ultima di una serie. Circa un centinaio di persone hanno occupato un dipartimento dell’università francofona Ulb, un altro centinaio ha occupato l’università fiamminga Vvub a inizio anno. Poco prima di Natale invece 80 persone, migranti e senzatetto, hanno occupato la vecchia clinica Antoine Depage nel quartiere-comune di Saint Gilles.

«CIO CHE SPERIAMO è di de-politicizzare la questione migratoria e di riportarla alla sua vera natura, ovvero a una questione umanitaria » è la speranza di Abdel-hak Zaini, mediatore culturale per l’associazione Samenlevingsopbouw, da tempo impegnata a sostenere le azioni dei collettivi dei sans-papiers. «Queste persone vivono in una situazione di precarietà permanente, prima di tutto una precarietà amministrativa, poiché parliamo di gente cosiddetta irregolare che vive in Belgio da oramai tanti anni, con figli nati sul suolo belga e regolarmente scolarizzati, poi una precarietà sanitaria e una precarietà lavorativa, resa ancora più critica con l’arrivo del covid» è la denuncia di Abdel-hak Zaini.

UNA REALTÀ CHE HA ricevuto il sostegno del parroco della chiesa del Beghinaggio, padre Daniel, a condizione che le regole sanitarie contro la propagazione da Covid-19 siano rispettate. «Parliamo di persone che oggi sono in grande difficoltà, che lavoravano soprattutto nel settore della ristorazione e che oggi vivono una situazione economica estremamente problematica » è il commento del parroco che spera nell’intervento risolutore da parte della politica.

«È CHIARO CHE LA questione migratoria non è una priorità per questo governo» è l’amara considerazione di Abdelhaz Zaini, che auspica l’introduzione di una riforma legislativa (attualmente depositata nel parlamento federale dall’opposizione) e l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta capace di prendere posizione sulle « mancate regolarizzazioni » di questi ultimi anni. «Eravamo già confinati ben prima dell’arrivo del covid, e ora lo siamo ancora di più, siamo chiaramente dimenticati e ignorati dalle istituzioni e le nostre azioni vogliono risvegliare le coscienze» è il commento di Sofiane, migrante e porta voce del collettivo dei sans-papiers di Bruxelles. « Noi chiediamo solo criteri e procedure chiare, poiché oggi fare una domanda di regolarizzazione è un vero calvario» aggiunge Sofiane.

DA PARTE SUA, il segretario di stato all’asilo politico e all’immigrazione Sammy Madhi ha più volte dichiarato che la procedura di naturalizzazione è chiara, escludendo la possibilità di regolarizzazioni collettive, come evocato sulla stampa locale. «Preferisco essere duro e chiaro, senza rischiare di dare false speranze, la regolarizzazione di per sé è una procedura eccezionale, ci sono poi situazioni particolari che vanno esaminate singolarmente» ha dichiarato Madhi all’emittente radiofonica francofona La Première, facendo riferimento alla recente naturalizzazione dei genitori di Mawda, la bambina di 4 anni rimasta uccisa nel 2018 da un colpo d’arma da fuoco esploso da un agente di polizia durante un controllo . Secondo l’associazione Samenlevingsopbouw in Belgio sono fra i 100 ed i 150 mila i migranti e rifugiati in attesa di regolarizzazione.

LE RICHIESTE DEL collettivo sans-papiers di maggiore attenzione da parte delle autorità arriva in un contesto di aumento della povertà in Belgio, come causa diretta della pandemia e delle misure di confinamento da coronavirus. Secondo i dati della federazione della banca alimentare belga, rappresentativa di tutte le associazioni che preparano i pacchi alimentari per i senza tetto o per le persone in difficoltà economiche, la domanda è aumentata del 15 per cento nel corso del 2020.

SI TRATTA PRINCIPALMENTE di «persone che avevano un lavoro precario e che lo hanno perso e che si trovano in una situazione in cui non possono beneficiare delle misure di sostegno del governo» spiega il presidente Jef Mottar, che non nasconde sulla stampa locale la propria preoccupazione: «In queste settimane riusciamo a coprire solo il 75 per cento delle domande, questo significa che non siamo in grado di soddisfare un quarto delle richieste d’aiuto».