Tempi duri per i comuni alle prese con spending review, tagli indiscriminati, politiche di austerity e patto di stabilità. Le istituzioni locali diventano gli esattori più esigenti e per di più sono i primi a raccogliere il malcontento dei cittadini per la contrazione dei servizi. Eppure andare in controtendenza è possibile come evitare privatizzazioni e penalizzare le fasce deboli. Luigi De Magistris ad esempio, quando sì è insediato ha trovato una città in dissesto finanziario e mentre alcuni gli suggerivano di dichiarare la bancarotta, andando a un commissariamento, il primo cittadino ha tirato i remi in barca e provato a reggere la crisi.

Sindaco come ha fatto a non cedere alla tentazione di svendere la cosa pubblica?

E’ una questione di scelte e per noi una sfida epocale, visto il momento storico. Abbiamo deciso di investire sul patrimonio pubblico ed invertire la rotta delle privatizzazioni facili. Ad oggi questa strada in salita paga. Pur avendo aderito alla legge sul predissesto, senza nessun intervento legislativo di sostegno straordinario siamo riusciti a risanare i conti e ad avere un bilancio virtuoso. Abbiamo ripubblicizzato l’acqua, internalizzato il patrimonio immobiliare per anni in mano alla società Romeo, abbiamo un’unica azienda comunale di trasporto tra metro, gomma, parcheggi e segnaletica. Quindi abbiamo reso pubblica l’ igiene urbana e i rifiuti evitando appalti esterni e che quindi ci potessero essere infiltrazioni della camorra . E abbiamo fatto tutto senza licenziare un lavoratore.

Napoli è l’unica metropoli ad aver seguito le indicazioni che venivano dal referendum del 2011 creando l’Abc l’acqua bene comune. Perché gli altri sindaci non lo fanno?

Questo non lo so bisogna chiederlo a loro, posso dire però che alla città conviene perché si evitano speculazioni e si guadagna in controlli e qualità. L’Abc è interamente della città con membri nel cda indicati dalle associazioni e a farne parte sono gli stessi l lavoratori dell’azienda.

Marco Doria, il sindaco di Genova, ha scritto una lettera al manifesto in cui dice di non voler privatizzare, ma chi mantiene le aziende pubbliche ha la responsabilità di non farle fallire. C’è anche questa possibilità, vale a dire quella di dover gettare la spugna?

No, non c’è. Con una governance efficiente, evitando gli sprechi inutili, gestendo al meglio le risorse rifiuti. Noi abbiamo per esempio tagliato i livelli stipendiali, eliminato le consulenze, varato accorpamenti importanti di municipalizzate, ridotto una serie di costi. Al contrario abbiamo ottenuto un efficientamento dei servizi riducendo al massimo i costi e cercando di organizzare il personale senza che nessuno andasse in mobilità. Ma non era scontato.

Eppure spesso i cittadini non hanno risposto a questi sforzi, c’è malcontento per le buche in strada, per la raccolta differenziata che non è partita in tutti i quartieri. Forse c’è stato un black out di comunicazione?

Abbiamo ricevuto dalla precedente amministrazione un comune da mettere in sicurezza, per due anni abbiamo lavorato senza soldi in un momento di estrema sofferenza. I frutti cominceranno a vedersi. Anche se abbiamo già dei risultati straordinari, per esempio non c’è più l’emergenza rifiuti su cui molti lucravano. E’chiaro che questo ha dato fastidio a diverse lobby che operavano sul territorio, a quelli che volevano lucrare e depauperare il patrimonio immobiliare, alla stessa camorra che non può inserirsi nel ciclo di smaltimento.

L’Anci e quindi anche lei insieme ad altri sindaci ha fatto un appello al governo per agire sulla fiscalità locale. Insomma molti comuni non riescono e rischiano di morire.

Noi chiediamo al governo che ci vengano trasferite risorse adeguate. Troppo spesso veniamo usati come bancomat o meri esattori, mentre si prosciugano le nostre casse o si fanno papocchi come successo con la Tarsu e la Tares. Così è vero diverse amministrazioni rischiano la bancarotta. Qui con grandi sforzi qui siamo riusciti a pagare i creditori, imprese che dovevano riscuotere dal comune addirittura dal 2008, siamo riusciti ad accorciare le distanze a un anno e mezzo e presto speriamo di pagare a 90 giorni. Ma non possono chiederci di fare i salti mortali, ci diano quello che ci spetta.