A Ca’ Farsetti si è appena insediato il commissario Vittorio Zappalorto, già finito nella graticola delle polemiche sul futuro della «città metropolitana». Intanto occorre far quadrare il bilancio con i conti ereditati dalla giunta di Giorgio Orsoni, che – saltato il patteggiamento per i finanziamenti illeciti – andrà a processo con gli altri “cannibali” del sistema Mose.

La politica veneziana comincia la lunga rincorsa alle elezioni, che in primavera saranno quasi certamente abbinate alle Regionali con la Lega del governatore Luca Zaia pronta a replicare la «missione impossibile» centrata da Bitonci a Padova.

In campo, però, restano sempre i movimenti che martedì alle 10 danno appuntamento in piazzetta dei Leoni all’Arsenale. «Il saccheggio di Venezia è finito: tutti da Renzi!» è lo slogan della «coalizione» che pretende la moratoria delle Grandi Opere in concessione, project financing o affidate alle imprese della sussidiarietà bipartisan. Il 7 giugno hanno bloccato la Marittima ostaggio delle Grandi Navi da crociera. E martedì aspettano Renzi che insieme al commissario Ue Kroes presiederà Digital Venice, la cinque giorni sull’Europa votata all’innovazione.

Peccato che comitati, associazioni, centri sociali e cittadini siano già pronti a rovinare la passerella istituzionale. Anticipa Tommaso Cacciari di NoGrandiNavi: «Vogliamo la revoca e l’annullamento di ogni autorizzazione, concessione, contratto, affidamento di lavori che possa essere frutto di corruzioni, favoreggiamenti o altro tipo di pressioni e attività illecite da parte di imprese, consorzi o altri mandatari. Il governo può e deve sciogliere subito il Consorzio Venezia Nuova e fermare il Mose».

Anche Mattia Donadel di Opzione Zero non ha dubbi: «Va rimessa al centro la valutazione ambientale, garantendo pubblicità, trasparenza e partecipazione piena dei cittadini sull’operato della p.a. Vale per il Mose, ma anche per tutte le grandi opere».