Una discussione dura ma necessaria al punto in cui è arrivata la Grecia ha segnato la riunione del Comitato Centrale di Syriza nello scorso fine settimana. Tsipras ne è uscito vincitore: la sua mozione ribadisce che nessun accordo di austerità sarà sottoscritto con i creditori: «Quelli che credono di poter umiliare la Grecia giocano con il fuoco», si legge mentre si sottolinea che «se si continuerà ad appiccare la tattica dell’asfissia creditizia le cose arriveranno a un punto critico e nessuno può avere il minimo dubbio che il versamento di stipendi e pensioni avrà priorità assoluta di fronte alle tranche del debito. Le persone vengono prima del debito».

La mozione favorevole a Tsipras è stata approvata con 95 voti, mentre 75 hanno votato un emendamento proposto dalla Piattaforma di Sinistra. Un emendamento aggressivo: «Le istitutizoni europee non cercano un compromesso onorevole», constatava per aggiungere: «Se le istituzioni continueranno nei prossimi giorni la stessa tattica ricattatoria, il governo deve dichiarare fin da ora che non ha intenzione di strangolare il popolo greco prosciugando i suoi risparmi, che non pagherà la prossima tranche al Fmi e che sta progettando risposte alternative a livello economico, politico e strategico in modo da garantire la piena applicazione del suo programma».

Come si vede, da parte del governo siamo quindi in piena continuità con quello che ha sempre ispirato la sua azione, mentre l’opposizione interna non si è esposta nel contestare un accordo che ancora non si vede, ma ha preferito lanciare alcuni colpi di avvertimento. Si voleva mandare un messaggio di sfiducia sulla possibilità di raggiungere un accordo soddisfacente. In favore delle critiche avanzate dalla Piattaforma di Sinistra – e questo è un’elemento nuovo- si sono schierati anche settori della maggioranza. Tanto che, secondo alcune informazioni, lo stesso leader della sinistra interna, il ministro dello Sviluppo Panayotis Lafazanis, avrebbe mandato fuori dall’aula un numero sufficiente di suoi seguaci per non mettere Tsipras in minoranza.

Se c’è stata infatti un’autocritica che è emersa ampiamente durante i due giorni di dibattito è questa: il problema del governo è di aver gravemente sottovalutato la volontà politica del’eurozona di resistere in difesa della politica di austerità. Oltre gli errori tattici commessi da Atene (che Tsipras ha riconosciuto apertamente), è evidente a tutti che quattro mesi di durissime trattative non sono bastate a raggiungere un risultato minimamente soddisfacente. Il fronte dell’austerità sembra inflessibile e deciso a stroncare l’eresia greca, anche nella maniera più feroce. Ora è arrivato il momento di pagare scadenze di debito importanti e la decisione di sospendere i pagamenti deve essere convinta e preparata. Per il Comitato Centrale, è giunta l’ora di mobilitare quel grande capitale di sostegno e di simpatia che il governo tuttora mantiene presso l’opinione pubblica greca e prepararla all’eventualità di una rottura traumatica.

Il premier greco sembra restio ad abbandonare il suo ottimismo, condiviso dallo stesso Varoufakis, che conosce di persona gli orientamenti prevalenti tra i suoi colleghi europei. Secondo Tsipras, la convinzione di Schauble che l’espulsione della Grecia dell’eurozona non avrebbe conseguenze disastrose non è per niente condivisa né da Juncker («non possiamo buttare fuori i greci dall’euro») né da Washington (è di ieri la telefonata del ministro delle Finanze americano Lew alla Merkel) né da altri governi dell’eurozona.

È evidente che Tsipras punta molto sulla possibilità di un accordo, anche all’ultimo momento, in modo da non dover ricorrere alla sospensione dei pagamenti. Lo fa perché il leader di Syriza rimane profondamente europeista e forse si rifiuta di ammettere che l’Unione Europea si sia trasformata in un’area pienamente dominata dalle logiche neoliberiste. Ma rimane la grande distanza tra Atene e i creditori sui contenuti. Gran parte delle proposte alternative avanzate da Varoufakis si è scontrata di fronte alle richieste di misure che per il governo greco sarebbero un vero suicidio. È stata rifiutata perfino la proposta di un accordo intermedio, che assicurasse liquidità ad Atene, lasciando continuare le trattative per l’estate e l’autunno. Lo spazio per un accordo si fa sempre più stretto.