Il presidente dell’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) Carlo Fontana ha subito espresso «soddisfazione» per le parole del Ministro della cultura Franceschini, che ha confermato l’assenza nel Dpcm al varo al consiglio dei ministri di una stretta sulle capienze dei «luoghi di spettacolo». Alle voci che li volevano dimezzati Franceschini ha infatti risposto che «non esiste questo rischio»: nei luoghi di spettacolo al chiuso il tetto massimo continua quindi a essere di 200 persone, mentre all’aperto di 1000. «Con la conferma della possibilità delle regioni di derogare. E le deroghe sino ad oggi concesse con ordinanze regionali verranno fatte salve proprio con il dpcm».

DIFENDERE il settore «che – aggiunge Fontana – ha pagato in questi mesi un prezzo altissimo», «metterlo al centro di una visione politica generale è quanto mai necessario, proprio perché esso rappresenta un collante sociale imprescindibile per il nostro Paese oltre che un volano economico incontestabile».
Ma se sul versante politico la tutela dello spettacolo viene confermata, il settore resta in fortissima sofferenza. Per quanto riguarda il cinema basta guardare i dati Cinetel relativi al weekend appena trascorso, che fotografano un box office (2 milioni e 326mila euro) del 3% superiore rispetto alla settimana scorsa, ma inferiore del 77% rispetto allo stesso periodo nel 2019 (10,4 milioni). E le major continuano a inabissare le sale rimandando le uscite di grossi blockbuster o destinandoli direttamente alle piattaforme, come è appena accaduto con Soul, il nuovo film Pixar che aprirà giovedì la Festa del Cinema di Roma e che uscirà a Natale su Disney+. Contro la decisione del più grande studio hollywoodiano ieri ha preso posizione l’Unic, l’unione internazionale dell’esercizio cinematografico, che ha sottolineato lo «sconcerto» con cui gli operatori europei hanno ricevuto la notizia, dal momento in cui la maggioranza dei cinema, non solo in Europa, «sono in grado di offrire agli spettatori un ritorno in sala in sicurezza» – spesso a prezzo di onerosi investimenti.

«ANCORA una volta, tuttavia, un distributore infligge loro un ulteriore colpo», per giunta con uno dei film più attesi per riportare il pubblico al cinema in numeri maggiori rispetto a quelli attuali, ovunque disastrosi – nel Regno Unito gli ingressi in sala sono al loro punto più basso da quando si è cominciato a registrarli quasi un secolo fa, con perdite per il comparto di circa un miliardo di sterline.
«Le decisioni di posticipare le uscite, di bypassare i cinema e il valore da essi creato – continua il comunicato di Unic, che ringrazia quei distributori che invece hanno scelto di continuare a scommettere e investire sulle sale – sono incredibilmente deludenti e preoccupanti, e non fanno che ritardare il giorno in cui l’intera industria sarà in grado di lasciarsi la crisi alle spalle».

A PERDERE un’occasione, sottolinea l’associazione, non sono poi solo gli spettatori e i cinema, ma gli stessi filmmaker per i quali è importante vedere il frutto del loro lavoro sul grande schermo. «Mentre i cinema faranno fatica a riprendersi senza nuove uscite, lo stesso accadrà agli studios nostri partner, le cui scelte in queste circostanze rischiano di causare danni irreparabili a mercati chiave, molti dei quali non saranno in grado di sostenere adeguatamente i loro film quando decideranno di distribuirli». O anche peggio: «Non è un’esagerazione affermare che per quando gli studios decideranno che è arrivato il momento giusto per distribuire i loro film, potrebbe essere ormai troppo tardi per molti cinema europei».