La democrazia diretta salva gli insetti, i fiori, la biodiversità. La petizione popolare «Salviamo le api», sottoscritta da 1 milione e 750 mila elettori, diventa legge nel Land tedesco della Baviera, 12 milioni di abitanti, reddito medio del 36% superiore alla media europea. La proposta avanzata da Verdi (17,7%), ÖDP (Ökologisch-Demokratische Partei, micro formazione ambientalista conservatrice) insieme con LBV (Lega per la protezione degli uccelli) e la fondazione Gregor Louisoder, e sostenuta circa 180 organizzazioni, ha vinto su tutti i fronti. Il primo ministro bavarese Markus Söder, della Csu (affiliato alla Cdu della Merkel) ha dichiarato di accogliere «parola per parola» la petizione per convertirla subito in legge ed evitare così di arrivare al referendum vero e proprio. Secondo la Costituzione bavarese Söder avrebbe potuto sottoporre la petizione popolare al Parlamento corredata di un parere del Governo e il Parlamento a sua volta avrebbe potuto scrivere un proprio testo di legge alternativo. A quel punto i bavaresi sarebbero andati a votare per scegliere tra il testo della petizione popolare oppure il testo parlamentare. Ma il governo ha preferito cedere subito alle richieste degli ambientalisti piuttosto che rischiare una sconfitta alle urne. Chissà cosa ne pensa l’elettorato di Söder, che ha la sua base proprio tra gli agricoltori del Land, i più forti oppositori della petizione.

FORTI DI QUESTO SUCCESSO, Verdi e ambientalisti bavaresi già pensano ad altre importanti modifiche legislative sul clima, sui parchi e sull’inquinamento, mentre in altri Land tedeschi si attrezzano per avanzare proposte simili. La legislazione ambientale riscritta dai cittadini è un sogno che si può avverare.

I promotori della petizione popolare ancora non credono a questo clamoroso successo.

In Baviera per presentare una proposta di legge serve il 10% delle firme dell’elettorato attivo, una soglia piuttosto alta, circa 1 milione. Ne sono state raccolte quasi il doppio e non era mai successo prima. È bene specificare che si tratta di firme vergate a mano, non è possibile farlo on line. Firme apposte davanti ad un impiegato del comune, spesso dopo lunghe code al freddo (la raccolta è stata effettuata dal 31 gennaio al 13 febbraio 2019). Interessante notare che i collegi elettorali dove la quota dei firmatari ha raggiunto punte del 25-27 per cento, sono i quartieri della ricca borghesia. Nei giorni della mobilitazione per le firme non era raro vedere per le strade di Monaco o di Norimberga persone con il costume da ape a strisce gialle e nere, o con le antenne in testa. L’ape-mania è diventata una questione tremendamente seria in un paese come la Germania dove il 50% di tutte le specie di api sono in via di estinzione e dove è sparito il 75% degli insetti. In Baviera, con il 45% del territorio agricolo, la situazione non è migliore.

LA PETIZIONE SI INSERISCE in un quadro legislativo preciso perché va a modificare l’attuale legge sulla «conservazione della natura a favore della biodiversità e della bellezza naturale in Baviera». Articolo per articolo, la petizione «Salviamo le api» si propone di creare le condizioni affinché gli insetti possano trovare ancora fiori su cui posarsi, habitat dove vivere, riprodursi e fare il loro lavoro di impollinatori. E siccome gli insetti sono una fonte proteica importante per numerosi altri animali, in primis gli uccelli, salvare gli insetti equivale a salvare interi ecosistemi. Si può fare, a patto di cambiare il modo di fare agricoltura.

Ci hanno provato gli oppositori della petizione popolare, a capo dei quali si è messa la Bbv, la potente associazione degli agricoltori bavaresi, che è anche la base elettorale della Csu, a dare la colpa del declino degli insetti alle automobili, all’inquinamento, alle industrie, al traffico aereo, all’asfalto o al consumo di suolo, ma i dati parlano chiaro: il declino più drammatico degli insetti si è verificato in aperta campagna.

LA NUOVA LEGGE MIRA A CREARE un quadro giuridico che incentivi le aziende agricole che forniscono servizi ecologici. «Gli agricoltori in Baviera ricevono più della metà delle loro entrate dal sostegno statale – spiegano dal quartier generale di «Salviamo le api» – quindi i cittadini devono poter decidere come vengono spesi questi soldi». I sussidi su base volontaria concessi fino ad ora non hanno funzionato.

È lunga e puntuale la lista dei desiderata dei promotori, sostenuti anche da importanti istituti di ricerca pubblici e da tutte le associazione di agricoltura biologica, che inchioda lo stato al raggiungimento di obiettivi molto precisi. Ecco una sintesi delle azioni più significative.

COLTIVAZIONE BIOLOGICA. Attualmente solo il 10% della superficie agricola bavarese è bio: i referendari vogliono arrivare al 20% entro il 2025 e al 30% entro il 2030 attraverso il sostegno alle piccole e medie aziende agricole, non solo a quelle che mostrano trend di crescita. Dal momento che la Baviera importa molto cibo biologico, i promotori ritengono che ci sarebbe un mercato locale per questi prodotti. Per raggiungere lo scopo si chiede che tutti i terreni agricoli e forestali di proprietà pubblica (del Land) vengano coltivati o gestiti con criteri ecologici e sostenibili.

PAESAGGIO E HABITAT INTERCONNESSI. Lo stato bavarese è obbligato a ri-creare una rete di habitat pari al 10% del territorio, dove specie diverse possano vivere e riprodursi. Si stratta di ricostruire elementi del paesaggio che sono andati persi con l’avvento dell’agricoltura industriale, come zone umide, alberature, siepi, muretti di pietra naturale, accumuli di rami, etc. È importante che questi habitat siano interconnessi tra loro per permettere alla fauna di muoversi tra le diverse zone e non rimanere intrappolata in un singolo luogo, condizione indispensabile anche per favorire l’adattamento in un contesto di cambiamenti climatici.

PRATI FIORITI. Almeno il 10% delle aree naturali devono essere convertite in prati di fiori. I referendari bavaresi hanno le idee molto chiare su cosa sia un prato di fiori, a scanso di equivoci: non le strisce coltivate multicolor, opera di semine artificiali prodotte dall’agri-industria (incentivi per questo tipo di «coltivazioni intensive di fiori» sono inseriti nei Piani di Sviluppo Rurale di alcune regioni italiane in virtù di un accordo tra il ministero dell’Agricoltura e multinazionali agro-chimiche), bensì autentici campi di piante autoctone che in parte esistono già e vanno protetti e in parte vanno ricreati con miscele di semi locali che vengono fornite da organizzazioni di conservazione della natura con la consulenza di esperti. Lo stato bavarese inoltre è obbligato ad aumentare al 10% la quota di prati che vengono falciati dopo il 15 giugno, per permettere alle piante di fiorire e lasciare che il vento propaghi i loro semi. Per lasciare in pace fiori e insetti, agricoltori e proprietari di cavalli possono, su base volontaria, ottenere 320€ per ettaro, con premi ulteriori in caso di falciatura in date successive. Dal 2022 viene vietato l’uso di prodotti fitosanitari nei pascoli permanenti, salvo eccezioni motivati da esigenze o problemi particolari.

FASCE RIPARIALI. È vietato l’uso di seminativi e orticole su una striscia di rispetto di 5 metri lungo i fiumi. Tali aree potranno continuare ad essere utilizzate come pascoli. La Baviera è l’unico Land in Germania che non prevede una protezione della fasce ripariali, essenziale per evitare il dilavamento nei corsi d’acqua dell’eccesso di fertilizzanti e per evitare fenomeni di erosione. La fasce ripariali protette diventano altrettanti presidi di biodiversità.

MAGGIORE EDUCAZIONE. Cos’è la biodiversità, perché è importante, cosa la minaccia, come si alimenta e come si protegge dove essere insegnato a chi fa agricoltura, ma deve essere imparato anche a scuola. La legge prevede che venga insegnato anche il ciclo dell’azoto, l’importanza della rotazione delle colture, l’impatto dell’uso dei pesticidi.

MAGGIORE TRASPARENZA. Lo stato bavarese ha l’obbligo di redigere report annuali sull’avanzamento della legge.