La coincidenza è tutto un programma. Domenica scorsa, all’ora di cena, i due candidati con i numeri più convincenti per diventare sindaco di Milano si sono presentati ai cittadini milanesi. Negli studi Rai di corso Sempione il signor Giuseppe Sala era ospite riverito del giornalista della nazione e davanti a milioni di telespettatori ha lasciato intendere che si candiderà a sindaco e si sottometterà anche alle fastidiose primarie del centrosinistra. Non male come carriera per l’ex city manager di Letizia Moratti che oggi riceverà l’investitura dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Nella sala di un auditorium di periferia, a Lambrate, proprio in quel momento, la signora Patrizia Bedori stava ringraziando i militanti del M5S che tra otto candidati avevano appena scelto lei per una sfida solo apparentemente impossibile (il partito di Grillo a Milano è dato al 23%). Non è stato un plebiscito e i giornalisti sono stati tenuti alla larga, sembra che solo qualche centinaio di militanti abbia partecipato alla votazione per la prima volta non on-line. Ma non erano primarie, nessuno le ha chiamate così, per cui è un po’ stucchevole il ragionamento di chi sfotte i penta stellati per la scarsa partecipazione. Si è trattato solo di una votazione tra militanti che si conoscono da tempo e si incontrano sul territorio. Del resto, il signor Sala, che frequenta la prima serata di Rai3 senza nemmeno aver ufficializzato la sua candidatura, è stato scelto da una persona sola e ha gettato nel panico mezza coalizione ancora in stato confusionale.

Chi è Patrizia Bedori? La candidata sindaca del M5S è una donna, dettaglio non trascurabile, è milanese ed ha 52 anni, è ambientalista, è “impegnata nel sociale” e dal 2006 è iscritta al blog di Beppe Grillo. Da cinque è consigliera di zona 3 e si è fatta conoscere soprattutto nelle scuole per le sue battaglie in commissione mensa. Ha lavorato nel campo della comunicazione e della pubblicità ma attualmente è disoccupata, dice di vivere con i 500 euro al mese del gettone di presenza del consiglio di zona. Sarà. Tra i si dice – ma ci saranno otto mesi per spolpare la sua biografia – pare che suo padre fosse un musicista piuttosto in vista a Milano negli anni Settanta (suonava “a sinistra”). Dopo l’incoronazione non si è concessa granché, non c’è grande feeling tra militanti e giornalisti, del resto l’antipatia è reciproca. Restano le poche parole pronunciate al microfono a scrutinio terminato: “Spero di poter svolgere al meglio il compito che ho davanti e spero di cambiare Milano. La voce va data ai cittadini, lo dice il primo articolo della Costituzione”. Di certo la candidata del M5S ha il tempo dalla sua parte per farsi conoscere e stendere il programma “insieme ai cittadini”. Cominciano domenica prossima con la prima di una lunga serie di assemblee pubbliche, questa volta aperte a tutti però.

Per vedere il candidato sindaco del Pd e di Sel all’opera, invece, bisognerà aspettare fino a febbraio e non è ancora chiaro se parlerà in nome di quel centrosinistra che dovrebbe dare continuità al mito dell’esperienza Pisapia. A fare confusione ieri ci si sono messi anche i leader della neonata Sinistra Italiana entrando a piedi uniti nella palude milanese. Pollice verso di Stefano Fassina: “La ricchezza culturale e sociale, la pluralità di interessi rappresentati dall’amministrazione Pisapia non mi pare possano essere portati avanti da una candidatura come quella di Sala”. Ancora più esplicito Alfredo D’Attorre: “Non credo che si possano accettare nomi calati dall’alto da Palazzo Chigi”. Chiaro, giusto. Ma siccome la candidatura di Sala è certa, Sel cosa ha intenzione di fare? Sta o se ne va? Boh. Per gli appassionati del genere la risposta deve ancora venire. Il dilemma non è stato sciolto nemmeno da Daniele Farina che ieri ha presentato a Milano la nuova Sinistra Italiana (Si). Piuttosto che rispondere ha rilanciato con un’altra domanda: “Sala è uno stimato manager ma cosa vuole fare è ancora una incognita. Nell’amministrazione la figura del sindaco e la squadra che lo circonderà sono decisivi, e finora Sala non ha detto cosa vuole fare. Milano è una grande metropoli, non è né Gardaland né Expo, e come Sala intende amministrarla non si sa”. Chiaro, no?