L’appello è rivolto al governo, «l’azionista della maggioranza deve dare un segnale, soperiamo di averlo entro dicembre nella legge di stabilità». A parlare è Luigi Di Maio, accanto a lui c’è Beppe Grillo. Siamo nella sala «caduti di Nassyria» al Senato dove ieri il movimento Cinque Stelle ha preparato un colpo di scena: un appello a Renzi per inserire il «reddito di cittadinanza» (in realtà, si tratta di «reddito minimo garantito»), 14,9 miliardi di euro all’anno da destinare a 2 milioni e 759 mila famiglie in povertà nella legge di stabilità e finanziare con la «spending review». Una mossa inaspettata per l’opposizione più intransigente al governo. «Il reddito di cittadinanza dev’essere approvato quest’anno in fretta – ha continuato Di Maio, seduto tra Nunzia Catalfo, prima firmatario M5S della proposta di legge e relatrice del provvedimento, e il deputato Daniele Pesco- O in Parlamento, velocizzando i lavori in Senato e poi alla Camera o attraverso la leggi di stabilità».

Per chiarire la situazione bisogna raccontare l’antefatto. Ieri mattina i Cinque Stelle hanno chiesto di calendarizzare per oggi nell’aula del Senato il Ddl sul reddito di cittadinanza. Singolare richiesta perché la commissione lavoro al Senato non ha ancora terminato l’unificazione in un testo unico delle proposte esistenti, quella di M5S e quella di Sel risultato di una legge di iniziativa popolare che ha raccolto nel 2012 oltre 50 mila firme lanciata da 170 associazioni. Il presidente del Senato Piero Grasso non ha accolto la richiesta, anche se si è impegnato a sollecitare i presidente di commissione a esaminare il Ddl sulle unioni civili e quello sul reddito. La mossa dei Cinque Stelle, ha spiegato il capogruppo M5S al Senato Gianluca Castaldi, è stata fatta per impedire al comitato ristretto deciso dalla commissione lavoro «di allungare ancora i tempi. Non crediamo in Sacconi. Faranno di tutto per rinviare». Alla richiesta si è unita anche la capogruppo del gruppo misto al Senato, Loredana De Petris di Sel: «Se non si mette in calendario entro un paio di settimane poi si entra in sessione di bilancio e non si fa più – ha detto De Petris – La relatrice non ha fatto nulla. I provvedimenti sollecitati dalle opposizioni non trovano mai il modo di arrivare in aula».

Con ogni probabilità l’appello sarà respinto da Renzi che ha ben altre priorità nella legge di stabilità: tagliare la tassa sulla prima casa, prospettiva che interessa i proprietari, più che precari, poveri o disoccupati. In compenso, il governo potrebbe approvare una forma di sussidio di povertà. Ci sono i soldi (1,4 miliardi di euro) e avrà le fattezze del «Reddito di inclusione sociale» (Reis) promosso dall’alleanza contro le povertà composta, tra gli altri, dalle Acli, Caritas e dai confederali Cgil-Cisl-Uil.Più volte annunciata dal ministro del lavoro Poletti, una misura paragonabile prenda forma nella legge di stabilità. Sempre che, sotto Natale, sia rimasto qualche spicciolo, dato che le velleità di Renzi sono molto costose. Per i sostenitori del reddito minimo garantito- oltre ai Cinque Stelle e Sel, e uno spicchio di minoranza Pd, conviene ricordarlo c’è la campagna per il «reddito di dignità» lanciata da Libera e dal Bin-Italia, potrebbe essere una beffa. Il governo sta infatti pensando a una misura parziale e limitata come un sussidio di povertà, non certo a una misura relativamente universalistica come il reddito minimo. Lo stesso Di Maio ha enunciato questo pericolo quando ieri ha detto: «Se il reddito di cittadinanza fosse in legge di stabilità sarebbe la più bella legge d’Italia. Ma sia chiaro: questo reddito. Non si utilizzi questa parola per fare qualcosa che sia diverso. Il reddito di cittadinanza funziona e diventa una leva economica sul Pil se rispetta alcune condizioni». Cioè l’individualità, l’essere basato sul 60% del reddito mediano procapite (tra i 650 e i 780 euro mensili). Renzi potrebbe intestarsi questa battaglia cambiandogli nome e significato, visto che ha già definito «incostituzionale» il «reddito di cittadinanza» per liquidare M5S. I Cinque Stelle prevedono un esito simile e tengono a dimostrare la diversità della loro proposta. Che non è l’unica.

Nessuna parola è stata detta nella conferenza stampa di ieri sulla manifestazione del 17 ottobre, promossa tra gli altri da Libera sui temi della lotta contro la povertà e per il reddito minimo. Parteciperanno molte realtà della sinistra e la coalizione sociale che si riunisce a Roma domenica. M5S vuole fare storia a sé e restare l’unica opposizione.

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