Batteria Ca’ Bianca è una grande area demaniale abbandonata situata proprio nel bel mezzo del Lido di Venezia. Ai tempi della prima guerra mondiale, era un forte militare e dalle grandi finestre di marmo bianco uscivano minacciose le bocche dei cannoni. Ai tempi nostri, solo un nutrito branco di grosse capre selvatiche riesce a farsi largo tra le grandi erbacce che hanno conquistato tutti i muri e nessuno direbbe che, solo a poche centinaia di metri qui, scintillano le luci della Mostra del Cinema di Venezia ed i grandi divi fanno passerella tra gli ammiratori a caccia dia autografi.

«C’è voluto una settimana di lavoro ai nostri quaranta attivisti, per ripulire tutto, fare amicizia con le capre e rendere l’area utilizzabile – spiega Anna Irma Battino di Global Project -. Come se non bastasse, all’ultimo momento abbiamo dovuto occupare un terreno qui vicino perché l’area che avevamo previsto per il campeggio si è rivelata insufficiente. Attendevamo 800 partecipanti ed invece sono arrivati in mille. Ragazze e ragazzi da tutta Europa. Germania, Austria e Spagna, in particolare. Comunque, quando finalmente abbiamo appeso il grande striscione con la scritta ‘Climate Campo Venezia’, è stata una bella soddisfazione per tutti».

È stato inaugurato così, mercoledì 4 settembre, il primo campeggio internazionale di Venezia dedicato al grande tema dei cambiamenti del clima. O meglio, della giustizia climatica, come preferiscono puntualizzare le ragazze ed i ragazzi di Fridays For Future e del comitato No Grandi Navi che hanno organizzato questa «cinque giorni» di campeggio che si è concluso ieri pomeriggio. Giustizia climatica perché, senza inserirlo in un contorno più ampio di lotta contro un sistema economico basato sul solo profitto e sulla mercificazione di beni comuni e diritti umani, l’ambientalismo – come spiegava Chico Mendes – non sarebbe che giardinaggio. E al giardinaggio si sono già abbondantemente dedicati ripulendo tutta quell’area! Tre sono stati i grandi temi in cui si sono sviluppati i seminari e le discussioni del Camp: grandi opere, migrazioni ed ecofemminismo. I tre principali scenari in cui si svilupperà la battaglia per la giustizia climatica.

Una battaglia che vede Venezia in prima fila. E non solo perché sarà la prima città italiana a patire gli effetti di un innalzamento del livello del mare. «Da questa città in cui i finanziamenti destinati alla salvaguardia sono stati dirottati alla realizzazione di una grande opera come il Mose che, oramai è chiaro a tutti, si è rivelata fallimentare e devastante per l’ambiente; da questa città dove le grandi ed inquinanti navi da crociera continuano a transitare indisturbate a pochi metri da piazza San Marco – ha spiegato l’attivista Marco Baravalle – proprio da questa città fondata su un irripetibile equilibrio tra mare e terra, vogliamo lanciare un appello affinché venga invertita una rotta che non porta verso nessun futuro, fermando la politica delle grandi opere e del consumo indiscriminato del suolo, per tutelare l’ambiente e la biodiversità. Perché, proprio come non abbiamo un pianeta B, non abbiamo neppure una Venezia di riserva».

Venezia ed ambiente è un binomio di sicuro impatto e che non poteva non trovare eco alla Mostra del Cinema. Tra gli artisti che hanno sottolineato la loro vicinanza al Camp, va ricordato l’intero cast di Effetto domino, il film di Alessandro Rossetto, che sono saliti nella pedana delle premiazioni con la maglietta No Grandi Navi. Tra i relatori che hanno animato i pomeriggi e le serate del Camp, contribuendo ad assegnargli una vera patente di internazionalità, citiamo Moira Millán, portavoce del popolo mapuche della Patagonia e coordinatrice del «Movimiento Mujeres Indigenas por el Buen Vivir», il filosofo austriaco Gerald Raunig e il suo conterraneo Oliver Ressler, l’attivista climatico nigeriano Nnimmo Bassey, la spagnola Margalida Maria Ramis Sastre del gruppo Defensa de la Naturalesa e l’italiano Marco Armiero direttore dell’Environmental Humanities Lab del Royal Institute of Technology di Stoccolma.

Tutti insieme per cinque giorni, a discutere in inglese, spagnolo, francese e italiano, trascorrendo le serate a guardare film o a cantare in spiaggia dietro ad una chitarra. Il tutto, c’è bisogno di dirlo?, ad impatto zero. Cucina vegana, stoviglie e bicchieri monouso da lavare con detersivi ecocompatibili, energia fotovoltaica e raccolta differenziata. Erbacce a parte, anche la flora del litorale è stata rispettata. E anche la fauna, vale a dire le capre, sono state ben contente di accettare il pane che avanzava dalle mani dei loro ospiti umani.